giovedì 7 giugno 2012

Una moglie per Dedo



Bene! Non so se qualcuno ha avuto il coraggio di leggere 'Piccolo fiore' e non perché 'Piccolo fiore' non sia carino! Anzi a me sembra proprio una cosina deliziosa, e poi in fin dei conti l'ho scritto io!.....quindi sarebbe come rinnegare un proprio figlio, anche se un figlio un pò particolare.
No! Faccio questa domanda semplicemente perché per leggere roba simile bisogna avere il coraggio di ritrovare la fantasia, di allentare la briglia e lasciarla galoppare fino a dove niente diventa impossibile. E' il coraggio dei sognatori!
E siccome io sogno molto mi è sembrato giusto e doveroso scrivere anche quest'altro racconto, perché Dedo è proprio un tipo simpatico, che però ha bisogno di essere aiutato anche a trovare la moglie adatta a lui.
Quindi chi ancora non ha trovato il coraggio di leggere 'Piccolo fiore' si metta a cercarlo, e quando lo avrà trovato si metta a leggerlo con lo spirito giusto, dopo di che vi assicuro....'Una moglie per Dedo' è tutta una discesa................




Lara carissima,
è da un bel pezzo che non ci sentiamo e ti vorrei aggiornare sulle ultime novità. Finalmente tuo zio Carlo, è andato in pensione, e invece di rintanarci in casa, come inizialmente avevamo pensato e desiderato, abbiamo deciso di comune accordo che è meglio goderci la vita e andare in giro per il mondo. Del resto siamo soltanto lui ed io! Dunque senza stare a pensarci troppo abbiamo affittato la grande casa che tu ben conosci, ci siamo disfatti dei tanti orpelli che si accumulano nell’arco di una vita, con un po’ di rimpianto, ma con la consapevolezza che andiamo a iniziare una nuova avventura. Di una cosa però non sono riuscita a privarmi. E’ una cosa alla quale sono affezionatissima e che ho sempre vista. Addirittura proviene dal mio bisnonno. Ho pensato quindi di regalarla a te, che sei la mia unica nipote, con la preghiera di volerla conservare e tramandare magari ai tuoi figli, se un giorno, a dispetto del tuo caratteraccio, riuscirai a trovare un marito.
Il mio regalo ti sarà consegnato il venticinque ottobre nel primo pomeriggio. Tengo tantissimo a lui e spero che anche per te diventi qualcosa di prezioso. Sono sicura che un giorno, magari lontano, mi ringrazierai di ciò che stai per ricevere.
Ti faremo sapere nostre notizie, ma non mi è possibile darti un nostro recapito, perché neanche noi sappiamo dove siamo diretti. Abbiamo deciso di scegliere i posti in cui andremo, di giorno in giorno.
Un bacio e un abbraccio. Zia Cloe”

Mi rigiravo tra le mani la lettera di zia Cloe e una volta di più mi dicevo sorridendo, che la zia non finirà mai di stupirmi.
“Chissà che ci sarà nel pacchetto?” mi domandavo con curiosità malcelata, una curiosità che era aumentata, via via che i giorni passavano. Finalmente era giunto il tanto desiderato momento e guardavo ogni tanto con impazienza l’orologio chiedendomi quando questo desiderato corriere si sarebbe degnato di arrivare.
Eh sì! Perché oggi è il 25 ottobre e io già dalla mattina ho un senso di aspettativa al pensiero di aprire il pacchetto di zia Cloe!! Che ci sarà dentro? Un gioiello? Zia Cloe ne ha tantissimi e storco il naso al pensiero di una delle sue collane.
“I suoi gusti decisamente non sono i miei” sospiro rassegnata
“Ma che fa questo corriere? Possibile che non sono mai puntuali? Aveva detto nel primo pomeriggio e sono già le cinque di sera! E se dovevo uscire? Se avessi avuto un altro impegno?”
Leggo nuovamente la lettera di zia Cloe e mentalmente la ringrazio perché non ha voluto rovinarmi la sorpresa. E se fosse uno dei suoi almanacchi plurisecolari?O quella bellissima statuetta etrusca, molto simile alla sua più celebre cugina detta anche ‘l’Ombra della sera’? E se?....
Drinnnn!! Drinnn! Driiiiinnnnnn!!
“Arrivo, arrivo” Alla fine, persa nei miei pensieri sono stata colta di sorpresa. Mi precipito alla porta apro e,:
“C’è un pacco per lei…..”
“Sì lo so…ma non vi sembra di averci messo un po’ troppo tempo?” ribatto subito acida. Me ne rendo conto, ma è da troppo tempo che sto aspettando
“Mia cara signorina….ci dispiace, ma il suo pacco ci ha dato qualche problemino” risponde il giovanotto che ho di fronte, con pazienza.
“Problemino? E come mai? Un pacchettino che problemi può dare?....A proposito, non vedo nessun pacco. Dov’è?” La mia delusione deve essere molto evidente perché il giovane si appresta a rispondere
“Lo stanno portando su per le scale….ci vorrà ancora qualche minuto. Io sono salito per avvertirla”.
“Scusi, ma non potevate prendere l’ascensore?”
“Magari! No!!...Decisamente nell’ascensore il suo ‘pacchetto’ non c’entrava.” Mi sbaglio o il suo sguardo è già meno amichevole di prima?
“E come mai?” domando allibita
“Forse….è….come dire…..un tantino grosso??!!” azzarda lui in risposta
Ma che fa? Mi prende in giro? Dentro di me sto ribollendo, ma decido di non dargli spago e di rimanere calma e impassibile.
“Ok. Allora aspetto che il mio pacchetto ‘problematico’ arrivi! Pensa che ci vorrà ancora molto?”
“Beh! Credo che in una ventina di minuti riusciremo a consegnarglielo!”
“Oh! Beh! Se è così mi metto l’anima in pace e aspetto!” Forse è meglio assecondarlo. Non si sa mai che tipi ti possono capitare tra capo e collo!
“Sììì? Benissimo! Io allora scendo ad aiutare gli altri” Nel suo viso c’è un evidente sollievo, che non so attribuire a niente. Possibile che anche lui pensi di me la stessa cosa che io ho pensato di lui?”
“Gli… altri?” Sgrano di nuovo gli occhi come una deficiente
“Già…gli altri!” e girando velocemente sui talloni se ne va velocemente.
Non mi rimane altro da fare che aspettare che il mio pacchetto giunga tra le mie mani. Involontariamente il mio pensiero corre alla lumaca di Pinocchio che per andargli ad aprire la porta ci mise tutta la notte.
“Ciascuno ha la propria filosofia….e più che altro la propria concezione del tempo”
Sospiro rassegnata e decido di continuare a correggere le bozze da spedire alla casa Editrice.
Dopo un quarto d’ora le mie attese sembrano essere giunte a compimento. Dall’inequivocabile rumore di passi e di qualcosa che in certi momenti sembra sdrucciolare sul pavimento capisco che il mio pacchetto è arrivato a destinazione e che durante la strada è cresciuto proporzionalmente alla mia attesa e alla mia ansia.
Driiinn! Driiinnn!
Guardo la porta quasi con timore. Che ci sarà là dietro?

Driiinnnn! Driiiiinnnnnnnn!
“Eccomi, arrivo” e apro decisamente, pronta a tutto…..Ma non all’enorme imballo di legno che sta soffocando il mio pianerottolo e le quattro persone che, ansanti, cercano di riprendere fiato.
“Possiamo portarlo dentro?” mi chiede il giovanotto di poco prima, che forse nel frattempo si è reso conto che io sono completamente all’oscuro del contenuto del ‘pacchetto’. Mi guarda, preoccupato dal mio silenzio. Forse teme che mi possa venire un accidente.
“C….certo”. cerco di chiudere la bocca, di riprendere la mia dignità e di togliermi dal vano della porta.
La ‘cosa’, ora appoggiata sulle tecniche ruote di un carrello sofisticato entra agevolmente nel mio salotto sottotetto, riempiendolo totalmente. Io una volta tanto sono rimasta senza parole.
“Lei è la signorina Lara Goldoni….vero?” mi domanda ansioso il giovanotto. Credo che non sarebbe pronto ad accettare un mio diniego. Forse la visione delle scale, tutte in discesa stavolta, gli sta scorrendo davanti agli occhi.
“Sono io!” rispondo rassegnata, rendendomene anche conto.
“Non c’è niente da pagare!” Se pensa che questo mi tiri su di morale, si sbaglia di grosso.
“Ci mancherebbe altro!” dico mentalmente, ma è come se l’avessi gridato perché al ragazzo passa un sorrisino sulla bocca.
“Ora togliamo l’imballaggio, che portiamo via con noi….e lei mi dovrebbe firmare questa ricevuta.”!
“Come? Ah! Sì! Benissimo” e metto il mio sgorbio.
Guardo furtivamente il mio regalo. Ora è proprio mio, l’ho preso in carico e sento già che mi pesa sulle spalle. Sulle assi di legno inchiodate ci sono appiccicate delle targhe con su scritto ‘Fragile’, ‘maneggiare con cura’ ‘la ditta non risponde di eventuali danni’ e altro ancora, ormai destinato a sfuggirmi perché le tre persone che hanno fatto la tredicesima fatica di ercole, stanno liberando velocemente l’oggetto misterioso che vi è celato e dopo tre secondi non mi resta altro da fare che mettermi una mano alla bocca mentre dico con tutto il sentimento che ancora riesco a trovare dentro di me:
“O mamma mia!!!”
Rimango ammutolita con una mano davanti alla bocca e l’altra in testa tra i capelli. Non mi importa nemmeno se lì davanti a me ci sono persone perfettamente estranee alle quali faccio vedere tutto il mio smarrimento.
“Ma……..è enorme!” dico alla fine decidendomi a togliermi la mano dalla bocca per puntare un dito accusatore verso la ‘cosa’, che impassibile rimane lì in tutta la sua pesantezza.
“In effetti signorina – azzarda il giovane lentamente – questo è il pianoforte più grande che mi sia mai capitato di vedere.”
“Ma è enorme!” ripeto nuovamente guardando il mio interlocutore, sperando che mi dica che sto sognando - .enorme….e incredibilmente brutto”.
“Ma no signorina, non è brutto…è…come dire….imponente?” il tono accattivante con cui i dice queste cose mi fa balenare l’idea che si sia impaurito dalla mia reazione e tema che glielo faccia riportare via. In effetti sarei quasi tentata, ma in questo momento non ho neanche la forza di pensare. Tutto il mio cervello è pieno di quel pianoforte nero, da parete, alto quasi due metri, con orribili candelieri, uno per parte.
“Imponente eh? - ribatto acida come ormai non mi accadeva da molto tempo – allora le auguro che le facciano un regalo altrettanto imponente!”
“per carità….ci mancherebbe altro” si lascia sfuggire suo malgrado il giovanotto, poi capisce di avere fatto una bella gaffe e si appresta ad alzare i tacchi per andarsene.
“Bene! Se non c’è altro signorina la saluto” e con un leggero inchino si dirige verso la porta senza aspettare il mio congedo. Mi accorgo solo ora che gli altri si sono defilati ormai da un po’ di tempo. Forse anche loro erano impauriti da un probabile viaggio di ritorno.
Chiudo la porta o meglio sbatacchio la porta e mi lascio cadere sulla mia poltrona che è letteralmente soffocata dall’ingombrante pianoforte
“E ora…dove lo metto?” Mi guardo intorno cercando di dilatare con lo sguardo le pareti del mio quasi appartamento. Per appoggiarlo a una parete devo eliminare diversa roba, ma certo non posso farlo rimanere in mezzo alla stanza!”Va bene! Vuoi la guerra?...E guerra avrai!” dico inviperita rifilandogli un calcio, che ottiene solo lo scopo di farmi fare male al piede. Lui non si sposta neanche di mezzo centimetro. Provo a spingerlo con tutte le mie forze, ma è come se fosse incollato al pavimento. Non c’è niente da fare.
Guardo sconsolata il telefono.
“Bisogna che dica a Dedo di venirmi ad aiutare. Vuol dire che gli preparerò la cena!”.
Compongo il numero e aspetto impaziente. Dall’altra parte il telefono suona e mi preparo a rimanere calma e di aspettare che Dedo si decida a rispondere. A quest’ora è sempre in casa e stasera che ho urgente bisogno di lui non c’è?
“Ma dov’è andato? Possibile che quando uno lo cerca non riesca mai a trovarlo?” sto quasi per riattaccare la cornetta quando una voce strascicata risponde:
“Prontooo?”
“Dedo? Ma dove ti eri infilato? E’ mezz’ora che sono attaccata a questo aggeggio!” gli urlo nell’orecchio
“Scusami Lara, stavo dormendo!” mi risponde tranquillissimo
“Dormendo? Ma ti rendi conto che sono le sei e mezzo del pomeriggio e che è troppo tardi per il pisolino pomeridiano e troppo presto per andare a dormire?”
“Vabbè Lara! Che ci posso fare? Mi è venuto sonno e l’ho assecondato. Ma avevi bisogno di qualcosa per caso?” mi domanda gentilmente.
Quando Dedo è così gentile con me, cosa che capita tutti i giorni, io mi sento un cane e così anche stavolta non mi è rimasto altro che sentirmi un cane e comincio a guaire
“Oh Dedo! Tu sapessi! Mi è capitata una cosa orribile!” e mi metto a piangere
“Che ti è successo Lara?” La voce di Dedo è sinceramente preoccupata
“La zia Cloe…..Ti ricordi la mia zia Cloe, quella che mi regalò le pantofoline verdi che poi io regalai a Desirèe…….”
“Beh! Lara per piacere non cominciare dalla creazione di Adamo ed Eva!”
“Scusami, hai ragione! Insomma mia zia Cloe mi ha mandato un regalo…”
“O bella questa! Tua zia ti manda un regalo e tu piangi? Che eri strana lo sapevo, ma così strana mi sembra veramente troppo!”e Dedo si è messo a ridere dall’altra parte del telefono, facendomi riandare subito in bestia.
“Non capisco cosa ci sia di tanto buffo da ridere. Mia zia mi ha fatto un regalo è vero, ma non entra nemmeno in casa ed è talmente brutto, ma talmente brutto che io….”e ricomincio a piangere ignominiosamente.
“E cosa sarebbe questo regalo così ingombrante e così brutto?” sento che la sua voce è incuriosita
“E’ un pianoforte ecco che cos’è….e non riesco neanche a spostarlo per metterlo alla parete, per cui ti ho telefonato per chiederti se mi vieni a dare una mano e per dirti di fermarti a cena da me!” e concludo tirando su rumorosamente col naso.
Nessuna risposta. Per un attimo penso che sia caduta la linea poi sento la voce di Dedo, vibrante di emozione che dice
“Un pianoforte? Tra due minuti sono da te!”.





Guardo Dedo che è appena arrivato e senza degnarmi di uno sguardo si è diretto verso la ‘cosa’.
“Ma è bellissimo Lara – mi dice estasiato mentre continua ad accarezzare la superficie lucida del pianoforte. Gli gira intorno guardandolo per tutti i versi, si abbassa, si rialza, continua ad accarezzarlo – è bellissimo. E’ un pezzo meraviglioso e credo anche di gran valore!” C’è rispetto nella sua voce mentre guarda quel pezzo unico e io mi ritrovo intimidita mentre il mio sguardo si posa sul regalo di zia Cloe, che sta riacquistando la sua perduta dignità, dalle parole e dalle carezze di Dedo.
“Bisogna trovargli un posto Dedo! Certo non posso lasciarlo in mezzo alla stanza! Penso di trovarti d’accordo almeno in questo” non posso esimermi dall’essere un po’ sardonica
“Certo Lara. Questo è un pianoforte da parete e trova la sua giusta collocazione in una parete. Io fossi in te comincerei ad apprezzare quest’oggetto. In tutta sincerità ti dico che se lo avessi io farei i salti dalla gioia!” conclude con un sorriso
“Ma và! – rispondo accompagnando le parole con il gesto eloquente della mano – mica vorrai paragonare il tuo stupendo pianoforte a coda con questo?”
Da quando Dedo ha avuto quello splendido contratto con una casa discografica può permettersi diverse cose che prima sognava e basta.
“Sono due cose diverse – dice Dedo assorto – è come se tu volessi paragonare un coker a un pastore tedesco. Sono entrambi cani stupendi, ma sono molto diversi tra loro.”
“Bene! Mi arrendo e siccome me lo dici te cercherò di pensare che zia Cloe non ha voluto farmi un dispetto, ma regalarmi invece qualcosa di stupendo che io non sono in grado di apprezzare”.
“Lo apprezzeresti molto di più se tu cominciassi a suonare un po’. Quante volte mi sono offerto di farti lezione?. Ma tu non ne vuoi sapere!”
“Non sono fatta per la musica….o meglio sono troppo pigra per mettermi a solfeggiare. Se mi fai imparare scavalcando questo noioso passaggio…..vedremo, intanto che ne dici di andare a cena?”
“Perbacco! Questa sì che è una felice idea. Cos’hai preparato di buono stasera?” mi sbaglio o l’espressione di Dedo è un po’ scettica? Purtroppo conosce bene la mia scarsa abilità culinaria, ma stasera lo stupirò con polpette fatte proprio da me e un’insalatina condita in maniera perfetta.
“polpette e insalata mio caro e poi un bel gelato. Però prima spostiamo il pianoforte!” lo ricatto amabilmente
“Ok! Forza allora” e Dedo senza darmi il tempo di alzarmi dalla poltrona comincia a spingere con leggerezza il pianoforte con una mano, mentre con l’altra lo guida verso il posto che dovrà occupare da qui in avanti.
“Ma come fai? – gli chiedo stupita – io non sono stata capace di spostarlo neanche per mezzo centimetro”
“E ci credo – mi risponde facendo una bella risata – c’era il blocco alle rotelle. La vedi questa levetta, qui di fianco proprio sotto la tastiera? Ecco, basta spostarla verso l’esterno e il gioco è fatto”
“Sono proprio una tonta vero?” dico scuotendo il capo
“Ma no! Sei solo troppo impulsiva. Ti arrabbi con niente e non ragioni. Ecco, ora si può cenare? Sai credo di avere una certa fame. Oggi ho mangiato solo un tramezzino”
A questo punto so che le mie polpette, in qualunque maniera siano venute, avranno sicuramente successo. Però c’è qualcosa che mi trattiene.
Dedo, in tutto il suo girare e accarezzare il pianoforte e tessere le sue lodi, non ha mai alzato il coperchio della tastiera. Non è l’atteggiamento di uno che ha sbavato fino ad ora dietro una cosa.
Non posso trattenermi dal domandargli:
“Dedo, come mai ancora non l’hai provato? Non è da te”
“Non ti sfugge niente eh!? Già, è proprio così! E non certo perché non abbia voglia di farlo, ma semplicemente perché ho paura, che dopo aver visto una cosa stupenda, questa venga sciupata dalla parte più importante della sua struttura, cioè il suo suono”
“E’ come se tu vedessi una bellissima ragazza che poi quando apre bocca fa cadere le braccia?” cerco di dare un’immagine più terra terra allo stato d’animo di Dedo.
“Sì Lara è proprio così. Ma come fai a capirmi così bene?”
“E tu come fai con me? Siamo i nostri migliori amici o mi sbaglio? - dico ridendo – dai non avere paura! Prova questa benedetta tastiera! Ora sono curiosa anch’io.”.
Dedo si siede sullo sgabello, apre il copritastiera quasi con la paura di trovare tasti rotti o ingialliti, ma il bianco dei tasti è abbacinante e il nero splendente. Si volta a guardarmi sollevato e soddisfatto. Ora arriva la parte più difficile per lui. Appoggia le sue mani dalle sensibili dita su due tasti e li preme leggermente. Due note perfette si diffondono nella stanza. Le mani di Dedo a questo punto non hanno più fermezza e in un attimo improvvisa una fuga di note che si rincorrono per tutta la mia casa con un’armonia tale che fa venire la pelle d’oca anche a me che di musica non ci capisco niente.
“Non solo ha un suono meraviglioso Lara, ma tua zia è stata talmente gentile e accorta che te l’ha mandato perfettamente accordato……..ora andiamo a mangiare!” e Dedo si alza cominciando a chiudere la tastiera. Ma a un certo punto lo vedo arrestarsi risollevare del tutto il coperchio e guardare nella parte terminale della tastiera, dalla parte sinistra. Guardo anch’io incuriosita e sgrano gli occhi per vedere meglio
“Guarda Lara, ma qui c’è qualcosa e mette una mano nella fessura tra la tastiera e il legno della cassa dalla quale sta spuntando qualcosa di bianco-giallo.
“Che cos’è?” domando subito incuriosita
“Non lo so,…..sembrerebbe una busta! Che faccio provo a tirare?”
“E me lo domandi anche? Certo che devi tirare. Sono proprio curiosa di vedere che c’è. Forse è un biglietto che ci ha messo la zia Cloe…..”
Dedo intanto lentamente, per non rompere niente sta tirando fuori un centimetro alla volta quella che è veramente una busta, una busta che a prima vista sembra essere molto vecchia per quanto è ingiallita.
Finalmente Dedo me la porge e mi ritrovo in mano una busta chiusa, all’interno della quale si sente che c’è altra carta.
La rigiro e rimango di stucco. Con una calligrafia svolazzante ci sono scritte alcune parole sbiadite dal tempo.
“per piacere chi trova questa busta è pregato di farla avere alla signorina Marinella Conforti in via dei Calderai n° 32. Grazie. Galeazzo Goldoni” leggo piano e poi qualcosa si agita in me.
“Perbacco, ma Galeazzo Goldoni non è il mio…trisavolo?”
Se non lo sai te Lara, certo non posso dirtelo io!”
“E ora che facciamo?” dico a Dedo
“Non lo so….così sul momento non lo so proprio Lara …..però così a naso non mi sembra giusto aprire questa lettere, almeno non ancora. In fin dei conti è indirizzata a un nome e a un indirizzo ben precisi”
“Sai che ti dico Dedo? Domani andiamo in via dei Calderai n° 32…….ora andiamo a cena”.




Stanotte non sono riuscita a dormire. Ho appoggiato la lettera sul comodino e non sono riuscita a scordarmene. Mi ha perseguitato nel mio sonno agitato e mi ha fatto sentire netta la sensazione che andrò a mettermi in un bel ginepraio. Forse l’avventura con Desirèe è ancora troppo recente perché non veda guai dietro ogni angolo della mia immaginazione. Qualcosa mi dice che farei bene a distruggere quella lettera e a continuare a vivere normalmente come se niente fosse avvenuto, ma mi conosco, perbacco, mi conosco!!!!
E mi conosce bene anche Dedo. Infatti poco dopo che mi sono alzata ho sentito suonare il campanello e Dedo si è presentato dicendo:
“Me lo offri un caffè e già che ci siamo anche la colazione?”
“Certo, prepara tutto te mentre io mi vesto. Ti dispiace?” Al solito ho colto la palla al volo e così troverò una bella colazione pronta e una tavola ben apparecchiata. Dedo è bravissimo per queste cose, ma a casa sua quando è solo non le fa.
Mentre mi preparo penso a lui e a quanto sia solo in quella grande casa che ha comprato recentemente. Lui è proprio un uomo fatto per avere moglie e figli, non c’è dubbio su questo. E io che sono la sua migliore amica ho il compito di aiutarlo. “Ebbene sì Lara, devi escogitare qualcosa per trovare moglie a Dedo. Lui è con la testa troppo sulle nuvole per farlo da sé”.
“Eh già! – mi rispondo immediatamente – ma le mogli mica si comprano al supermercato! Potrei mettere un avviso sul giornale……..AAAA cercasi disperatamente brava ragazza con forte istinto materno per marito cucciolo tenerone! Presentarsi con una rosa rossa in bocca e un guinzaglio in mano” sorrido a questa prospettiva. Non farei mai una cosa simile al mio migliore amico. Voglio molto bene a Dedo e voglio che lui sia felice con la donna che un giorno sarà al suo fianco, altrimenti questa dovrà fare i conti con me”
Torno in cucina e la colazione che mi aspetta è senz’altro oltre le mie aspettative. Sarò anche agitata è vero, ma senz’altro quei piccoli croissant e quei panini imburrati e con un bello strato di marmellata di lamponi, mi fanno venire l’acqua in bocca e il profumo del caffè, mi predispone a rilassarmi e godermi in santa pace dieci minuti della mia giornata. Credo che Dedo pensi la stessa cosa, almeno così si direbbe dal profondo sospiro che fa, e dalla stropicciata delle mani, prima di mettersi a sedere.
“Buon appetito…..e buona giornata” dico a bocca piena mentre cerco di non scottarmi col caffè bollente
“Altrettanto a te Lara” e Dedo dopo avermi sorriso e ammiccato con gli occhi si appresta con impegno a fare il suo dovere.








Via dei Calderai è proprio una bella via. E’ una traversa di una strada principale del centro della città. Le case che vi si affacciano sono tutte piuttosto vecchie, di una sobria eleganza e improvvisamente mi ritrovo a chiedermi perché nonostante ormai siano molti anni che abito in questa città, non mi era mai capitato di passarci. I casi della vita. Ci voleva una lettera ingiallita per farmi venire in questo posto. Mentre cammino vicino a Dedo, cercando di stare dietro al suo lungo passo, mi ritrovo a pensare che non è stato proprio una bella idea venire in questo posto con una lettera ancora sigillata in mano. Come posso andare da persone perfettamente sconosciute a proporre una lettera che avrà quasi cento anni? E poi che ci sarà scritto in quella lettera?
“Almeno se l’avevo letta, ora lo saprei – dico ad alta voce a Dedo – se tu non avessi avuto l’infelice idea che bisogna essere a tutti i costi corretti e non aprire la posta degli altri, ora almeno sapremmo che cosa andiamo a fare.
“Ma dai Lara. Possibile che ti devi innervosire per una cosa come questa? Mi sembra carino consegnare una lettera se non all’interessata, visto che ormai lei non c’è più, almeno ai familiari….sempre che i familiari abitino ancora a questo indirizzo”.
“Se lo dici te…..tanto ora lo sapremo…guarda quello è il numero32”. Dico emozionata mio malgrado
“Guarda Lara – la voce di Dedo è emozionata altrettanto – guarda----“
“Che c’è? – rispondo sporgendomi verso il punto che mi indica – vedo solo una fila di campanelli!”
“Già, ma guarda il nome!”
“Oddio Dedo è possibile che non abbiano mai cambiato il nome in questo campanello, dopo tutti questi anni? Dimmi che non ho le traveggole. C’è scritto Marinella Conforti vero?”
“Proprio così! Che faccio, suono?”
“E sennò che siamo venuti a fare? - rispondo con una sicurezza che non provo per niente – suona e leviamoci quanto prima questo impiccio”.






Dedo ha suonato! Speriamo che qualcuno sia in casa. Non vedo l’ora di aprire la busta, ma se non trovo nessuno ho deciso: l’aprirò da me punto e basta. In fin dei conti una lettera scritta cento anni prima, non è più privata, non può fare del male a nessuno….e poi sono molto curiosa!
Il mio pensiero corre al mio trisavolo, per me quasi un illustre sconosciuto. L’ho sentito nominare qualche volta, ma di lui so pochissimo. Mio padre parlava qualche volta di quel bisnonno che amava tantissimo la pittura, i cani, le lunghe passeggiate, la pipa e la musica. Diceva che era uno tra gli ultimi rappresentanti di quei signorotti di campagna che vivevano di rendita e finivano poi per mangiarsi tutto il capitale inseguendo i sogni di una vita che stava trasformandosi. Penso che alla fine successe proprio così, perché non ho mai avuto ricordo che la mia famiglia abbia passato periodi di benessere e ricchezza e l’unica cosa che ci è rimasta di allora è proprio la casa in campagna, che è a metà tra una villa e una casa padronale, circondata da un grande parco che sicuramente ha visto tempi molto migliori. Le poche fotografie che sono rimaste di lui, lo vedono vestito come un gentiluomo, in posa con cappello bastone e guanti, un paio di baffetti e due occhi sognatori, che pare io abbia ereditato da lui, almeno da quanto mi è sempre stato detto,
“Chi è? – sento la voce di un uomo rispondere dal citofono – Chi è?”
Dedo mi precede , mentre io mi risveglio dai miei sogni e risponde prima di me.
“Buona sera mi chiamo Demetrio Donati e avrei bisogno di scambiare due parole con lei. Con me c’è anche la signorina Lara Goldoni …..e anzi…è proprio lei che dovrebbe dire qualcosa. Possiamo salire da lei, oppure se preferisce scendere, visto che non ci conosce….”
“Un attimo per favore….”
Poco dopo sento aprirsi una finestra al secondo piano e una bella ragazza si affaccia sorridendo:
“Siete voi che volete parlare con mio fratello?”
“Ma….noi vorremmo parlare con la signora Marinella Conforti, o perlomeno con qualcuno dei suoi parenti.”
“La mamma non c’è in questo periodo….se va bene potete parlare con noi….ora arriva anche mio fratello…vi ha risposto lui, ma deve terminare di fare una telefonata importante…….”
“Non importa, aspettiamo qui – la voce di Dedo è molto conciliante
“Ma no! Vi apro io! Salite al secondo piano…il portone in fondo al corridoio è il nostro”
Trenta secondi dopo si sente un clik e il portone si apre introducendoci in un ingresso bello ed elegante, tenuto con molta cura. Ci guardiamo intorno, incuriositi dalla bella atmosfera che si respira in quella casa già all’ingresso. Le scale sono larghe e agevoli, per niente faticose. Due minuti dopo siamo davanti al portone di noce scuro, che in quel momento si apre. La giovane donna in jeans e t-shirt che si affaccia è sorridente , bella e serena. Un piacere guardarla.
Anche lei ci guarda e i suoi occhi mostrano una genuina curiosità nei nostri confronti. E chi non avrebbe fatto altrettanto? Mi sento imbarazzata e un tantino scema.
Come faccio a dirle che sono lì perché ho trovato una lettera in un pianoforte indirizzata al nome che è sul campanello della sua porta?
Guardo Dedo in cerca di aiuto. Stranamente lui che è sempre così svagato e con la testa tra le nuvole, stavolta è molto più calmo di me e a quel che sembra capace di gestire la situazione in maniera tale da salvare la nostra comune dignità.
“Ma prego…accomodatevi!” e si tira indietro per farci entrare. Varchiamo la soglia e mi ritrovo con la bocca e gli occhi spalancati a dismisura:
“Ma ….è tutto bellissimo qui!” mi scappa detto inopportunamente e contro la mia volontà.
Anche Dedo guarda affascinato il grande salone che ci accoglie, arredato in maniera squisita e con accorgimenti che solo un grande architetto saprebbe fare
“Signorina, ci scusi, non ci siamo ancora presentati nel modo dovuto. Io sono Demetrio Donati e questa è la signorina Lara Goldoni……e siamo qui perché dobbiamo mostrarle una cosa”
“Il piacere è mio….Mi chiamo …Dorotea Conforti, ma prego andiamo a sederci” e si avvia verso un divano color panna che ha tutta l’aria di essere estremamente morbido. Ci avviamo dietro di lei, quando Dedo si ferma improvvisamente e un’esclamazione che nasce dal profondo del cuore viene fuori in tutta la sua estensione:
“Mammamiasantissima! Ma è stupendo!”
Ci giriamo a guardare il motivo di tanto ardore e con la coda dell’occhio vedo qualcosa che prima mi era sfuggita, obliterato come era da un lungo tendaggio. Un pianoforte a coda, paragonabile a un transatlantico fa bella mostra di sé in quel salone e ne esalta la sobria e armoniosa eleganza.
“Ah! Il mio pianoforte. Sì, è un bel pezzo ed è nella nostra famiglia da non so più quanto tempo. Io comunque l’ho sempre visto e forse è grazie alla sua presenza in questa casa che mi è venuta una grande passione per la musica.”.
Intanto ci siamo seduti e Dorotea con voce gentile ci interroga prima con lo sguardo e poi con la parola:
“Ditemi pure!”
“Sì! – comincio non sapendo da che parte farmi per cui non trovo meglio da fare se non aprire la borsa per prendere la lettera – ecco io ieri ho ricevuto un regalo….”
“Buongiorno a tutti – interloquisce una voce di giovane uomo. Una voce forte, allegra e nello stesso tempo profonda – cosa possiamo fare per voi?”
Le parole mi muoiono in gola nel momento in cui mi giro per vedere l’uomo che ha parlato e rimango allibita
“Ma…ma…ma noi non ci siamo visti ieri?” Le parole mi sono uscite contro la mia volontà, mentre guardo il giovanotto decisamente avvenente e vestito in maniera informale che ho davanti a me. Magari non è vero niente e sto facendo l’ennesima figura da cretina, magari questo giovanotto somiglia solo a quello che ieri è arrivato trafelato a casa mia con quel ‘coso’ che Dedo si ostina a dire che è tanto bello. Però quando ha visto il mio pianoforte mica ha fatto la stessa esclamazione che ha avuto verso questo!
“Smettila di divagare e torna a bomba!” mi dico arrabbiata con me stessa
“Salve!.....Sì è vero! Lei è la signorina che aspettava un ‘pacchettino’ e non capiva perché ci volesse così tanto tempo per recapitarlo!” conclude con una risata
Mi sento idiota e arrabbiata nello stesso tempo. Chissà che faccia ha un’idiota arrabbiata? La mia non deve dare adito a dubbi, perché il giovanotto mi tende una mano e amabilmente dice:
“Via facciamo la pace! E già che ci siamo mi permetta di presentarmi. ….Leone Conforti!”
“Lara Goldoni!” dico piano, continuando a seguire il mio pensiero. Che ci fa questo ragazzo in una casa come questa? Non mi risulta che i ‘corrieri’ possano permettersi lussi simili….o forse mi sbaglio io…..in fin dei conti Michele Strogoff non era forse il corriere dello zar? E poi con un nome simile. Leone! Chi è che chiamerebbe suo figlio Leone, se non avesse grosse aspettative per lui?
Che bel nome Leone. Mi immagino mentre dico “Leone vieni qua” e lui arriva facendo le fusa “miao miaooo!”
“Ehi! Bionda! – dico tra me e me – sei impazzita per caso? Torna sulla terra!”
Il tonfo è notevole. Mi accorgo che ora siamo tutti seduti tra divano e poltrone e tutti stanno aspettando che io parli.
“Bene! Allora questa è la questione. Ieri, mi è arrivato un regalo ! Il pianoforte che hai visto anche tu – mi rivolgo a Leone – mi permetti di darti del tu, visto che più o meno abbiamo tutti la stessa età?”
“Ma certo Lara. Vai avanti. Siamo abbastanza curiosi di sapere che cosa vuoi da noi”
“Veramente lo vorrei sapere anch’io! Sono venuta fino qui seguendo semplicemente un istinto, o meglio, seguendo l’istinto di Dedo, che diceva che non potevamo aprire questa lettera, - dico mostrando per la prima volta la busta ingiallita - se prima non provavamo a ricercare la persona alla quale era indirizzata.”
”Che sarebbe?” La voce di Dorotea è piena di curiosità.
“Il nome della donna che è segnato nella busta. Si chiama Marinella Conforti!”
“Ma è la mamma!” dice sempre Dorotea. Ora anche Leone è più attento.
“Scusatemi ma vorrei capirci qualcosa in quello che mi stai dicendo…..Allora ricapitolo! Ieri ti arriva un pianoforte e oggi sei qui con una busta , che mi sembra vecchiotta, dicendo che è per la mamma? E’ così?”
“No! Cioè sì! Uffa!...Si sta facendo un sacco di confusione! Allora ! La lettera era dentro il pianoforte e nella busta c’è scritto di farla recapitare alla signorina Marinella Conforti da parte di Galeazzo Goldoni…..che tra l’altro è il mio trisavolo….ragion per cui questa lettera non può essere indirizzata alla vostra mamma perché si parla di tanti, tanti anni prima”
Cala il silenzio, per rifare ordine nelle idee di ciascuno di noi.
E’ Leone a romperlo per primo;
“In effetti ci siamo fatti confondere dal nome. Infatti non può essere quello della mamma perché la mamma ha deciso di usare il cognome del babbo, dopo che si sono sposati, ma quando era signorina si chiamava Battisti.”
”Infatti bisogna cercare più indietro nel tempo. Non vi risulta di avere avuto qualche parente con questo nome? – interloquisce Dedo che fino a quel momento era rimasto silenzioso, non so se perché seguiva un suo filo logico, o perché ancora doveva riprendersi dall’emozione del pianoforte (possibile che non ci sia nessuna donna che gli procura una simile emozione?), o molto più probabilmente perché se ne stava andando dietro qualche musica che sta componendo.
Leone e Dorotea si guardano, cercando di pensare, ma ogni tanto scuotono il capo. Di parenti ne hanno tanti,anzi tantissimi, ma Marinella non l’hanno mai sentita nominare da nessuno.Poi Leone si illumina:
“Ma sì! Ma sì! Come abbiamo fatto a non pensarci prima Tea! Nelly! Ecco chi è! La zia Nelly!”
“E’ vero! Nella nostra famiglia c’è stata una zia Nelly che si faceva chiamare con l’accento sulla y ci ha sempre detto il babbo. Guai se qualcuno la chiamava in altro modo. Ce ne parlava sempre il nonno dicendoci che sua zia Nelly’ l’aveva cresciuto come se fosse stato suo figlio, perché lei non si era mai sposata e dunque non aveva avuto figli suoi. Sono sicura che si tratta della zia Nelly’!”aggiunge Tea emozionantissima.
“Ecco allora io penso che possiamo leggere insieme questa lettera, senza il timore di offendere qualcuno e nel rispetto di due persone che non ci sono più, ma chissà perché, in questo momento mi sembra che siano qui con noi.” Li guardo aspettando conferma “Voi che ne dite?”
“Penso che sarebbe una cosa saggia!” mi liquida Leone sbrigativamente
“ Ebbene signori, visto che sinceramente sono un po’ emozionata, credo che passerò la lettera a Dedo,….sì,.. si chiama Demetrio, ma per me è sempre stato Dedo,….dunque gli darò la lettera e lui la leggerà a tutti noi. Vuoi Dedo per piacere?”
“Ok Lara. Posso cominciare?”
“Siamo tutti impazienti Dedo!” dice con un sorriso Dorotea e mi sbaglio, o il sorriso è proprio tutto per Dedo?





Nelly’ mia adorata,
penso che non riceverai mai questa lettera, che ho sentito la necessità di scriverti in queste ore della mia vita, che avevano bisogno di manifestare una volta ancora i veri sentimenti che ho sempre provato per te. Non credo che avrò mai il coraggio di impostarla, perché non vorrei turbare la tua vita, che magari è felice. La affiderò invece al mio ‘vecchio Jo’, il nostro pianoforte, ricordi? Quello su cui abbiamo suonato tante dolci romanze, quello nel quale le nostre mani si sono unite per la prima volta, toccando una nota, quello che ha sentito la dichiarazione del mio amore per te e la tua risposta. La vita è stata crudele con noi e non ci ha permesso di realizzare il sogno che volevamo si avverasse con tutte le nostre forze: quello di passarla insieme.
Ricordo ancora il dispiacere che provai quando tuo padre rispose di no alla mia richiesta di fidanzamento. Non ero l’uomo che lui voleva per te; lui ambiva a una posizione sociale più alta e la mancanza di fiducia nelle mie capacità di pittore unita ai miei trascorsi politici piuttosto liberali facevano di me una persona non gradita e da allontanare quanto prima da sua figlia, nonostante fossimo cresciuti praticamente insieme. Ricordi quanto era bello incontrarsi d’estate nelle nostre case di campagna? O meglio la mia era una grande casa, ma la tua era una villa enorme, che metteva soggezione. Eppure noi giocavamo insieme, parlavamo di tutto,e nel corso degli anni la nostra bella amicizia è diventata un grande amore. Dimmi! Ricordi ancora Nelly’?
Ho cercato disperatamente negli anni successivi di rivederti, di incontrarti, di capire se eri felice, se avevi trovato un altro amore, ma non sono mai più riuscito a vederti e a sapere qualcosa di te. Sembra strano vero?Che una persona sparisca nel nulla, ma è così che è successo. Tu non sei mai più tornata nella grande villa, e io, quando sono venuto a trovarti a casa tua, in città, non sono mai stato ricevuto.
Solo l’ultima volta, quando chiesi di poterti vedere, parlare, mi fu risposto che la signorina Marinella era andata a conoscere i genitori del suo fidanzato. Fu un duro colpo, ma da quel momento non ti cercai più.
La vita riprese il suo cammino e dopo qualche anno mi sposai. Ho voluto bene a mia moglie, ma tu sei rimasta il vero grande amore della mia vita. Ho avuto il conforto di avere dei figli, ma non ho mai avuto il coraggio di parlare di te con loro, neanche dopo che rimasi solo.
Tu lo sai che sono sempre stato un sognatore e come tutti gli artisti, perché la mia arte alla fine mi fu riconosciuta, non ho mai avuto molto senso pratico e per tutta la mia vita ho continuato a fare castelli in aria. E in questi castelli c’eri sempre te, anche se sapevo che non ti avrei mai più rivisto.
Poi un giorno decisi di preparare un regalo per te o per i tuoi discendenti, e per i miei discendenti, in modo che i loro cammini, potessero incrociarsi e si potessero conoscere e alla fine potessero parlare di noi come di due persone che si sono volute bene al di là della vita. Qualche volta il destino va provocato, ed è quello che sto cercando di fare ora, visto che non ebbi il coraggio di farlo una volta.
Ricordi la piccola chiave d’argento che ti regalai una volta in riva al lago? Ti dissi che era la chiave dello scrigno che raccoglieva i miei pensieri più cari e che solo tu avresti potuta averla, tu e nessun altro perché eri al centro del mio cuore, la parte più importante di me.
Recentemente ho messo dentro questa cassetta un documento importante e l’ho affidata a un notaio. La cassetta è sigillata e solo quella chiave potrà aprirla. Ma non basta! Prima di aver il permesso di aprire la cassetta, chiunque si presenterà, per farlo dovrà saper rispondere a questa domanda, della quale solo tu sapevi la risposta, perché era diventata una cosa nostra fin da quando eravamo bambini. Quando io ti dicevo: “Perché bisogna faticare tanto per conquistare il mondo?” Tu come mi rispondevi?La tua risposta l’ho scritta in una lettera che ho consegnato al notaio.
Ora tutto è affidato al caso. Hai tenuto la chiave? Oppure hai pensato che non aveva più alcun valore per te? E poi! Sarà mai trovata questa lettera? E più che altro…quando? Forse se verrà letta tra tanti anni, queste parole sembreranno intrise di un romanticismo ottocentesco, mentre invece sono pervase solo di amore, amore vero, autentico, per te, mia adorata Nelly’.
Non credo di avere altro da aggiungere se non rinnovarti una volta di più tutta la mia devozione e tutto il mio rimpianto di non essere potuti essere l’uno per l’altro ciò che avremmo desiderato essere.
Tuo per sempre
Galeazzo


Ps- Lo Studio Notarile presso il quale si trova la cassetta è del Dott. Frangione Ruperto e figli, in via Augusto n° 4


Senza data perché tu ed io saremo sempre al di là del tempo.


Quando la voce di Dedo tacque, nella stanza non volava una mosca. A tutto eravamo preparati tranne alla commozione che ci aveva procurato quella lettura.
Io che mi sono sempre ritenuta un tipo pratico, cercavo di resistere alla commozione che si era impadronita di me, ma il nodo che mi si era formato in gola non andava né su né giù , ma anche gli altri non scherzavano davvero, mi dissi, dopo che ebbi recuperato un po’ di dignità. Tea aveva gli occhi lucidi e Leone, a dispetto del suo nome aveva più l’aria di un tenero orsacchiotto che del temibile re della foresta….per non parlare di Dedo. ……Forse perché gli era toccato il compito di leggerla, era quello che aveva somatizzato di più, e continuava a stringere la lettera tra le mani che non avevano fermezza, rosso in viso come un pomodoro.







“E ora che si fa?” dico cercando di apparire quasi estranea alla commozione generale.
Leone ritrova subito la parola e allargando le braccia dice:
“Credo che la prima cosa da fare sia quella di cercare questa famosa chiavetta….Io non l’ho mai vista e tu Tea?”
“Non mi pare proprio! Ma magari l’abbiamo sempre avuto sotto gli occhi e non ce ne siamo mai accorti. Stasera telefonerò alla mamma per sapere se lei sa qualcosa più di noi”
“Eh sì! Credo davvero che siamo fermi a questa chiave. Nel frattempo però tu Lara potresti vedere tra le tue scartoffie familiari, che penso avrai sicuramente, come abbiamo tutti, se riesci a trovare qualcosa che ci possa aiutare…non credi?...Ehi! Ma mi senti?....dico a te. Lara…Lara…ci sei?”
“Eeehh!....a sì …ho capito…va bene!”
No! Lara decisamente è da un’altra parte in questo momento perché ha realizzato solo ora, mentre gli altri stavano parlando che il suo Bis bis aveva dato un nome al pianoforte e l’aveva chiamato il ‘Vecchio Jo’ e lei ha già conosciuto un altro Jo, che era un cavallo che apparteneva a Solo con un Cavallo…..
“Possibile! Possibile! –dico dentro di me – che siano la stessa cosa?” e mentre me lo dico mentalmente sento crescere dentro di me una grande gioia, perché istintivamente so che Jo, diminutivo di Joloso, e il Vecchio Jo, sono la stessa cosa e che lui è tornato da me sotto mentite spoglie per aiutarmi a risolvere un altro inghippo della mia vita. Non vedo l’ora di tornare a casa per guardare meglio il ‘mio’ pianoforte, perché sono sicura che Jo si farà riconoscere in qualche modo.
Intanto dal silenzio che c’è nella grande sala mi rendo conto che tutti gli sguardi sono rivolti a me e non mi rimane altro che dire candidamente e col sorriso sulla bocca:
Scusatemi ma mi sono appena resa conto di avere ritrovato un vecchio amico!”.
“Bene – riprende Tea con un incantevole sorriso – io credo che per il momento non ci sia altro da fare. Appena sapremo qualcosa di nuovo ci sentiremo e concerteremo insieme il da farsi. Io ora devo riprendere i miei esercizi al piano….se vuoi rimanere Dedo, suoneremo qualcosa insieme, che ne dici?”
“Volentierissimo – la risposta di Dedo non lascia spazio a dubbi. Vuole rimanere lì e a quel punto, da come sta guardando Tea, mi domando se è attratto più dal piano o da lei o da questa combinazione vincente.
“Boh! Buon per lui. Io voglio tornare a casa!” borbotto tra me e me.
“Benissimo –si fa avanti Leone – allora io accompagno Lara a casa. Tanto il suo indirizzo lo conosco”.
Lo ringrazio mentalmente mentre torno a guardarlo di sottecchi, senza farmi accorgere da nessuno. Decisamente è proprio un bel ragazzo con quei capelli un po’ lunghi e spettinati, lo sguardo diretto e la bocca atteggiata a un sorriso che non è di circostanza. “Ehi bimba! – mi brontolo – vediamo di stare attenta ok?!”
Aspetto una risposta dall’altra me stessa, che però guarda caso, non viene!







“E questo è tutto! – dico lentamente a Leone che seduto sul divano di casa mia sta bevendo un bicchiere di aranciata, unico liquido commestibile a parte l’acqua, che mi concedo – so che è difficile credere a quello che ti ho detto e sicuramente Desirée, Solo con un Cavallo e Jo, sono frutto della mia fantasia, ma io ho vissuto così intensamente questa avventura, che per me sono veri e più che altro…amici!”.
Leone è silenzioso e continua a sorseggiare la sua bibita e io, innervosita da quel silenzio che mi parla di incredulità continuo con un tono di voce diverso, più agguerrito e più nemico:
“Se credi puoi dirmi che sono pazza! Non mi importa! Non rinuncio ai miei sogni, se sono stati solo sogni, e Jo per me in questo momento è qui….e io lo troverò!”
Sai che ti dico Lara? - Ribatte lui con un grande sorriso - ti dico che sei una persona fantastica. Ma questo l’avevo capito anche ieri, quando sono venuto a portarti quel pachiderma – e con un dito indica il Vecchio Jo – Ma ti dico anche di più! Sei una persona limpida, adulta, ma che ha lasciato che la bambina che è dentro di lei non morisse….ecco cosa ti dico!...Dai ora vediamo di trovare dove si è nascosto Jo – e alzandosi di scatto si è avvicinato al pianoforte – dopo ti parlerò di me!.... Ho visto sai come mi guardavi quando ti sei accorta che in quella bella casa ci stava la persona che ieri ti ha portato con grosso dispendio di energie ,un pezzo raro che ieri consideravi un ingombro e oggi hai capito che è un amico!”.







Il pianoforte è lì, muto, appoggiato alla parete che riempie quasi totalmente, ma ora guardandolo, mi rendo conto anch’io di trovarmi di fronte a un pezzo unico. La sua superficie è lucida e levigata, i candelieri a tre braccia lucidi e di bella fattura. Alzo il copritastiera e i tasti mi appaiono lucenti, eburnei, ma chissà perché a un tratto mi fanno venire in mente Jo, o meglio il sorriso di Jo, quello per intendersi a tutti denti, durante la serata al Madison Inn.
Anche Leone gira intorno allo strumento nero, che mette soggezione per la sua imponenza e la sua altezza, lo accarezza, passa una mano sul nome dell’ ebanista che l’ha assemblato, mi guarda e poi ritorna a girare intorno al ‘vecchio Jo’ come se cercasse qualcosa, senza sapere che.
Si abbassa per vedere la pedaliera e involontariamente mi viene da sorridere
“Mica penserà che gli abbiano messo i ferri da cavallo?”. Credo che anche lui abbia pensato la stessa cosa perché improvvisamente si mette a ridere e scuote il capo.
La nostra ricerca sembra finita. Io ho avuto la sensazione che Jo e il ‘Vecchio Jo’ in qualche modo siano la stessa cosa, ma niente è venuto a confermarla. Alzo le spalle, pronta a infischiarmene delle prove. Per me Jo è tornato nei panni di un pianoforte, si può dire così? E dunque non ho bisogno di altro, per cominciare ad amare quello strumento del quale fino a due giorni prima non conoscevo nemmeno l’esistenza. Stranamente è Leone che non si da per vinto. In pochi minuti ha fatto un’altra ispezione, che ha dato il medesimo risultato, cioè zero. Alla fine torna verso di me e si mette seduto nel divano per rialzarsi neanche un secondo dopo e correre, si fa per dire, perché in casa mia con un passo hai già attraversato la stanza, comunque lui corre ne sono sicura, nuovamente dal ‘vecchio Jo’ e solleva il coperchio della cassa armonica, dove, chissà perché non è stato guardato, forse perché è troppo alta.
“Ecco Lara! Vieni a vedere perché solo tu puoi dire se questo è Jo…!”
“Mi avvicino trepidante e guardo, senza vedere niente.
“Prendi una sedia dai! Sei troppo piccola per arrivare fino quassù” mi dice con un sorriso accattivante Leone.
“Ehi! Stai attento a quello che dici – rispondo scherzando – ti avverto che da ora in poi ogni parola che dirai potrebbe essere usata contro di te” Però ascolto il suggerimento, prendo una sedia e ci salgo sopra.
“Ma è proprio Jo! Il mio Jo” …E… guarda Leone, vicino a lui, lo vedi quel cavaliere vestito di nero? Sì? Ecco quello si chiama Solo con un cavallo, e anche se di nomi ne ha molti altri, per me rimane sempre Solo con un cavallo.”
Guardo con affetto Jo, che da cavallo è diventato pianoforte, ma conoscendolo so che a lui va bene così. Jo è troppo superiore alle cose umane per preoccuparsi di queste stupidaggini. Lui stava bene da cavallo e ora sta bene da pianoforte.
Non so perché ma penso che Jo è un perno importante nella nostra avventura, e il fatto di saperlo qui con me mi rassicura e mi spinge a essere fiduciosa.
Mi sto accorgendo che comincio a rilassarmi per cui credo che sia ora di porre fine a tutte le emozioni della giornata. Ho bisogno di stare tra le mie cose, tra i miei colori, tra i miei bozzetti da correggere e con i miei ricordi, sia quelli con i miei amici onirici, sia quelli con coloro che hanno condiviso con me la vita: i miei genitori, i miei nonni e questo strano personaggio che è il mio trisavolo, che mi accorgo ora è un incredibile sognatore e un incurabile ottimista.
Ma come fa a pensare che dopo tanti anni i suoi discendenti e quelli della sua adorata Nelly’ si prendano la briga di infilarsi in un ginepraio?
Eppure è quello che tutti noi ci accingiamo a fare, me ne rendo conto senza ombra di dubbio e me lo confermano anche le parole di Leone, che arrivano proprio in quel momento.
“Senti Lara, visto che nei prossimi giorni dovremo incontrarci e vedere di portare a termine questa cosa che ha dell’incredibile ma che comunque ci è capitata, a meno che io non stia sognando….visto queste cose dicevo, mi sembra giusto dirti qualcosa di me e di mia sorella, in modo che tu non sia prevenuta verso di noi, e tu ci possa accordare la tua fiducia ….Vuoi?”.



E’ un piacere stare ad ascoltare Leone mentre parla e tra l’altro ciò che dice è anche molto interessante.
“Dunque Lara, che mi chiamo Leone ormai lo sai, ma forse non sei riuscita a capire che io e Tea siamo gemelli. In effetti non ci somigliamo molto, però siamo nati lo stesso giorno, per l’esattezza lei dieci minuti dopo di me.
Quando sei entrata in casa ho visto subito che la bellezza del salone ti ha colpito e magari ti sei anche domandata chi è che l’aveva restaurato così bene e con tanta proprietà. Io sono Architetto e mia sorella è Arredatrice di interni. Questo può bastare per soddisfare la tua curiosità?”
“Beh! No! Se devo essere proprio sincera! Se sei architetto, perché lavori per un Corriere? Non sarebbe molto meglio che tu facessi il tuo lavoro? Da quel poco che ho potuto vedere mi sembra che lo sai fare molto bene….sono rimasta letteralmente affascinata dal tuo salone, eppure ho visto anche altri posti molto belli e raffinati, ma questo ha qualcosa di più!”
“La tua perplessità è lecita e giustissima. Comunque sappi che io non lavoro per una ditta di corrieri, ma la ditta è la mia. Se sono venuto anch’io a consegnare il tuo pianoforte è perché sapevo che era un pezzo, oserei dire unico, per cui doveva arrivare integro…….Abbiamo avuto direttive ben precise per questo e un surplus nel pagamento, per cui capirai bene che dovevo essere assolutamente certo che l’operazione andasse a buon fine….Ho aperto la ‘Conforti and friends’, insieme ad alcuni amici sei anni fa, in un momento in cui la mia famiglia attraversava un periodo finanziario un po’ particolare, però ho continuato a studiare e l’anno scorso mi sono preso la mia bella laurea. Insieme a mia sorella sogniamo di mettere su uno studio, per fare la cosa che ci piace di più al mondo: rendere belli gli ambienti. Però sai benissimo che le cose non si fanno dall’oggi al domani, per cui mentre cerchiamo di ingranare da una parte, non disdegniamo quest’altra attività che comunque ci fa vivere, non proprio da nababbi, ma dignitosamente. Ora è tutto chiaro?”.
“Chiarissimo – dico sollevata e ammirata dalla spiegazione di Leone
“Anzi, sai che ti dico? – continua lui come se non avessi neanche risposto – da quando sono qui guardo le tue tele e devo dire che non sono niente male. Che ne diresti di una collaborazione?” conclude con un sorriso che farebbe sciogliere anche un iceberg
Lo guardo a bocca aperta.
“Ma..io non so! Non ho mai pensato che i miei lavori potessero interessare qualcuno!”
“Proprio per questo. La spontaneità che si vede nei tuoi dipinti li rende piacevolissimi e molto personali. Non saranno vere e proprie opere d’arte, ma credo che abbellirebbero qualsiasi parete!”
“Ok allora! Sono proprio felice di questa cosa! Non vedo l’ora di cominciare..”
“Hai già cominciato mia cara. Questa tela qui….sì! Il deserto con il cubo dentro, mi piace proprio. Me lo vendi?”
“Ma neanche per sogno!” rispondo con un risentimento che Leone non può fare a meno di notare.
“Ho detto qualcosa che non va?”infatti mi chiede stupito
“No…sono io che! Insomma questo quadro vuol dire molto per me. Sai! Desirèe, Jo, Solo con un cavallo….sono nati in questo deserto e io qualche volta spero che ripassino di lì e vengano a farmi un salutino!”
“Come non detto allora! Però comincia a preparare qualcosa di nuovo va bene?” Ma che carino che è Leone. Peccato quel nome così importante che rende sempre tutto troppo serio! Lui ha più l’aspetto di un cucciolone rumoroso che ha voglia di giocare, non di un re leone signore della foresta!
I nomi troppo seri mi fanno rabbia, perché mi mettono soggezione. Saranno belli ma pongono una barriera tra me e chi li porta. Anche con Dedo, all’inizio la nostra amicizia non riusciva a decollare, perché il suo nome, Demetrio, mi teneva lontano da lui anni luce! Poi venne fuori Dedo e allora tutto si sistemò e lui divenne il mio migliore amico.
Ma con Dedo tutto era molto semplice. Lui non aveva sicuramente il carattere di questo giovanotto e Dedo gli è andato subito a meraviglia.
Mica posso andare da Leone e dirgli:
“Senti carino, siccome ho qualche problemino psicologico, se invece di chiamarti Leone, ti chiamo…che ne so…Regolo! Sì ecco! Regolo, piccolo re, per gli amici Reg? E per ulteriore contrazione Rus? Tu ci staresti?”
“Lara..Lara, ci sei?” la voce di Leone è un po’ preoccupata, me ne rendo conto solo ora
“Eh! AH si! Scusami, ma stavo pensando a una cosa importante”
“Mi hai fatto spaventare! Si può sapere a che stavi pensando?”
“Sì – mi decido all’improvviso – posso chiamarti Rus?” e gli spiego tutto il meccanismo della trovata del suo nuovo nome – così tu sarai sempre Leone, perché Regulus è la stella più brillante di quella costellazione, ma io che sono tua amica potrò chiamarti Rus, così mi sentirò più tranquilla quando parlo con te e non mi sentirò intimidita dal suo nome” aggiungo con un sorriso, per non fargli capire che il suo nome vero non mi piace per niente.
“Rus?! Mi sembra il nome di un cane!”
“Se preferisci posso chiamarti Regulus per intero, ma mi sembra un po’ una forzatura ecco! Pensavo che la contrazione di Regulus potesse andare bene!”
“E io come ti devo chiamare? La? Anche questa è la contrazione del tuo nome o mi sbaglio?” Leone comincia ad affilare gli artigli e a ruggire.
Mi sento un po’ interdetta, un po’ scema e anche un po’ divertita. Ma quanto sono suscettibili certi uomini!
“Nessuno ha mai avuto da ridire sul mio nome. E’ un nome bello, importante e per tua sfortuna difficilmente storpiabile. L’amicizia fortunatamente non si crea sui nomi, ma sulle persone che lo portano e io intendo tenermi il mio nome e se non ti va, peggio per te!”
“Ah sì? Brutto presuntuoso che non sei altro. Ti ho solo domandato la cortesia di farmi sentire a mio agio quando parlo con te, ma credo proprio che di qui in avanti la scelta di un altro modo di chiamarti non sia più importante. Per quello che mi riguarda la nostra conoscenza finisce qui!” improvvisamente ritrovo la Lara di sempre, quella che a me piace di più tra i tanti suoi volti
“E chiamami Rus, Chiamami Gigio, chiamami….a fischio, con le lettere mute, con i geroglifici,…. chiamami un po’ come ti pare. Ma chi le capisce le donne?” l’ira di Leone è già sbollita e la sua criniera si è abbassata
“Scusami! La colpa è mia se sono fatta un po’ diversamente dalle altre persone. Non ti preoccupare! Cercherò di abituarmi al tuo nome. Del resto quello che hai detto è vero. L’amicizia non sono i nomi, ma le persone che li portano…e noi diventeremo amici anche a dispetto del tuo nome….no! Non volevo dire proprio così!” aggiungo mortificata, ma Leone sembra aver ritrovato tutto il suo buonumore e mentre con una mano mi scompiglia i capelli con l’altra mi saluta allegramente
“Ciao Rus! Ci sentiamo domani e quando sappiamo qualcosa ci troviamo tutti insieme ok?”
“Ok! Ma Rus eri tu, non io, ricordi?”
“Sì, ma sta bene anche a te! Forse vuol dire qualcosa?” e senza aggiungere altro se ne va.




Guardo Dedo, che seduto davanti al ‘vecchio Jo’ strimpella vagamente qualche cosa senza senso. E’ strano in questi giorni Dedo, deve avere qualcosa che gli frulla in testa. Apatico più del solito, distratto più del solito, con gli occhi che vagano fuori dalla finestra. E strano più di tutto, con poca voglia di parlare e ancora meno di ridere. Mica avrà qualche problema finanziario!? Dedo lo conosco bene. Quanto a senso pratico dire zero è dire troppo. Mica si sarà fatto incastrare da qualcuno? Oggi l’avevo invitato a cena perché ho fatto la pizza. Lara che si cimenta nella pizza, vuol dire un grande passo avanti nell’arte culinaria!! Mi aspettavo salti di gioia e invece ne ha mangiato appena un pezzo. Poi si è seduto al piano e ha cominciato a strimpellare senza quasi rivolgermi la parola.
Mi faccio un rapido esame di coscienza. Sarà colpa mia? Mi dico subito di no. Io sono stata quella di sempre. Ma allora che avrà?
“Non ti senti bene stasera Dedo?” gli chiedo affettuosamente
“No, no, sto benissimo Lara!”
“Ma non hai mangiato niente. Non è da te! In genere sgrufoli tutto quello che trovi!”
“Da qualche giorno ho poca fame. Non so neanche io perché!” mi risponde ricominciando a suonare.
“Sai ho fatto un altro quadro. L’ho cominciato e finito in un paio di giorni, ma ci ho lavorato sopra un bel po’!” cerco di interessarlo al mio lavoro, ma mi sembra con scarso successo
“Lo vuoi vedere?” chiedo speranzosa
“Ma sì!” risponde con l’entusiasmo di un’ameba
Allungo il braccio e scopro una tela che è sempre stata lì, vicino a me e la mostro a Dedo, che la guarda attentamente e poi mi dice:
“Ma mi sbaglio o questa è la tua casa di campagna?”
“Già, proprio così e anch’io guardo la mia villa non villa, che ho disegnato con colori strani in un contesto anch’esso da colori particolari, mentre sullo sfondo un cielo verde e turchino non lascia presagire niente di buono.”
“Ma lo sai che è bella?- dice Dedo sinceramente. Si sente dal tono della sua voce – ma per quale motivo hai scelto di dipingere la tua casa di campagna?”
“Mah! Che ti devo dire?! E’ stata una cosa più forte di me. Forse questa storia del mio trisavolo mi ha condizionato più di quanto io immaginassi e mi sono ritrovata a pensare a cose che credevo di non ricordare neanche più!”
“Anche Tea dice le stesse cose che dici tu!” annuisce Dedo con semplicità
“Tea?! E quando l’hai sentita? Io ancora non ho ricevuto nessuna telefonata, quindi presumo che le ricerche che sono state fatte fino ad ora non abbiano dato frutto” replico un po’ stupita
“Infatti non l’ho sentita….L’ho vista ieri e anche oggi!”
“Ma guarda – dico leggermente risentita dal fatto che il mio migliore amico non mi abbia detto niente di questi incontri – e come mai?”
“Mi ha invitato ad andare a suonare il pianoforte a casa sua, così mentre io suono lei ripassa con me e…stando a quello che mi dice, lei impara da me, anche se io credo di avere ben poco da insegnarle. E’ veramente molto brava e preparata” termina Dedo con un piccolo sospiro.
“Ma guarda guarda- dice una vocina maligna dentro di me – ora capisco che cosa è l’umore di Dedo. Ha tutti i sintomi della persona che si è innamorata e che ancora non lo sa. E’ la prima volta che lo vedo ammalarsi così gravemente……Bene! Tea mi sembra una bravissima ragazza, con la testa sulle spalle, educata, istruita, tranquilla…insomma proprio la moglie che ci vorrebbe per Dedo. Però Leone potrebbe essere un ostacolo per la loro felicità. Leone mi sembra molto affezionato alla sorella e forse un tipo fuori dal mondo, come è Dedo, potrebbe non andargli a genio. Bisogna che mi dia da fare per tenerlo fuori dal gioco….Come posso fare? Non lo so. Dopo ci penserò, ora mi voglio godere il mio innamoratino e prenderlo un po’ in giro”
“Anche a me sembra che Tea sia molto brava ed è anche molto bella, non trovi?”
“Bellissima!” si lascia scappare Dedo per diventare rosso subito dopo.
“Chissà quanti ragazzi avrà intorno. Io penso che ha solo l’imbarazzo della scelta!” butto là provocatoria
“Tu credi Lara?” mi sbaglio o c’è proprio allarme nella voce di Dedo?
“Beeeh! Credo proprio di sì! Io se fossi un giovanotto e avessi messo gli occhi su una ragazza come lei, non starei troppo ad aspettare prima di dirglielo!”
“E come mai?” mi chiede con un altro sospiro
“Ma come! Non lo capisci anche da te? Altrimenti rischia di arrivare secondo e dopo non può fare più niente se non mordersi le mani”
“Già!” annuisce assorto Dedo
Guardo il mio amico, che per la prima volta nella sua vita si trova in una situazione che gli toglie l’allegria. Mi fa una tenerezza infinita vedere quel bel giovanotto gentile, indeciso su ciò che deve e vuole fare. Lo capisco anche. In fin dei conti è in gioco la sua vita affettiva!
Gli vado più vicino e con un braccio gli circondo le spalle, mentre con l’altra mano gli scompiglio i capelli ribelli
E con tutta la dolcezza che riesco a trovare gli dico:
“Ma tu hai delle mani troppo belle e troppo importanti per rischiare di rovinartele mordendole!”
“Che devo fare Lara?” mi dice rigirandosi improvvisamente e abbracciandomi con tutte le sue forze
“Vai da lei e diglielo….poi tutto verrà da sé”
“Sì, lo so! Ma non c’è solo questo!” mi dice dopo un po’
“E allora che altro c’è?” gli chiedo scostandolo da me e guardandolo dritto negli occhi, che improvvisamente si inumidiscono
“C’è che ho paura di perdere la tua amicizia…e tu sai quanto sia importante per me!”
“Ma quanto sei sciocco! – rispondo stringendolo nuovamente a me – tu non mi perderai mai, perché due amici come noi sapranno sempre volersi bene anche se verranno altri affetti nelle loro vite. Stai tranquillo che Lara per te ci sarà sempre!” e questa volta sono i miei occhi ad inumidirsi.






Dedo se ne è andato, più sereno anche se con una paura tutta nuova. Quella di sentirsi dire un bel no! Beh! Questo fa parte del gioco e io non mi devo preoccupare di ciò. Al momento opportuno Dedo saprà come deve fare.
“E’ inutile che fai l’eroina! – mi dico a un certo punto – anche se sei contenta per lui, perché è sempre quello che hai voluto – pure un po’ sei triste perché sai che non sarai più l’affetto più grande nella sua vita. Via confessa a te stessa dai!”
“E va bene è così – rispondo all’altra me stessa – e allora ? Che devo fare secondo te? Se avessi voluto Dedo per me non credi che avrei avuto il modo per averlo? Il fatto mia cara è che io per Dedo provo solo una sconfinata amicizia e niente più!”
“Sei proprio una tonta! Lo hai visto anche da te, che gli amici poi alla fine si innamorano di un’altra e se ne vanno! E tu che fai? Credi di non avere bisogno di amore nella tua vita?”
“Se permetti, queste sono cose mie e quando deciderò di avere bisogno di qualcuno che mi ami, mi metterò a cercarlo. Uffa ma lo sai che sei proprio noiosa? Meno male che sono io l’amica di Dedo e non te”.
“Verrà un giorno che mi dirai che avevo ragione….”
“Ma come sei assennata!! Se un giorno ti dirò che avevi ragione vuol dire che te lo dirò….ora vuoi lasciarmi un po’ in pace?”
L’altra Lara è molto permalosa e a quelle parole non ha aspettato più di tanto. Ha girato le spalle e se ne è andata lasciandomi ancora una volta al mio destino e alle mie convinzioni.








Fortunatamente per me e le mie paturnie il telefono comincia a squillare. Mi precipito letteralmente a rispondere, come se andassi verso la salvezza. Dall’altra parte la voce di Tea mi saluta con dolcezza:
“Ciao Lara, sono Tea! Ti ho chiamato per metterti al corrente delle ricerche che Buzz ed io abbiamo fatto in questi giorni…”
“Buzz?....” domando interdetta
“O scusami, non mi ero accorta di chiamare mio fratello col nomignolo che gli do sempre” Tea si mette a ridere incapace di fermarsi. Evidentemente la mia voce deve esserle sembrata molto più che sorpresa
“Ma…cosa c’entra Buzz con Leone?” domando incuriosita
“Assolutamente niente. Ma quando eravamo piccoli mentre per lui è stato semplice chiamarmi Tea, per me non lo era altrettanto chiamarlo Leone. Avevamo un pupazzo che era sempre conteso tra di noi che si chiamava Buzz e un po’ alla volta quel nome l’ho trasferito a mio fratello e gli è rimasto”
Stavolta sono io che mi metto a ridere in maniera incoercibile tant’è vero che Tea dopo un pò, mi domanda interdetta:
“Ma Lara, non so che cosa ti ho detto di tanto buffo per farti ridere così!”.
“Se aspetti un attimo te lo dico!” e appena riesco a riprendere fiato spiego per filo e per segno la storia della mia ricerca di un nome nuovo a Leone, interrompendomi di tanto in tanto per ridere nuovamente. Anche Tea mi sembra che non sia da meno e per cinque minuti ci divertiamo entrambe a discapito dell’ignaro Leone.
“Beh! Quasi mi dimenticavo il motivo per cui ti ho chiamato! Mi ascolti?”
“Sono qui!” e torno immediatamente seria anche se una lucina divertita continua a brillarmi dietro gli occhi. La vedo dallo specchio che riflette la mia immagine. Lo specchio non è lì casualmente. Mi piace molto guardarmi mentre parlo con le persone e vedere tutte le smorfie che fa la mia bocca, a seconda del mio interlocutore!
“Allora….come promesso abbiamo telefonato alla mamma per raccontarle tutta la storia…e puoi immaginare come è rimasta. Lì per lì non ci ha saputo dire niente, ma capirai, chi va a pensare a una cosa del genere? Poi invece ci ha richiamato ieri sera per dirci che le era venuto in mente una scatola di vecchie fotografie che lei aveva sempre visto in soffitta, per cui siamo andata a prenderla e vi abbiamo frugato dentro. Le fotografie sono tantissime e a parte qualcuna dei miei nonni, che ricordo vagamente, le altre erano per noi immagini di perfetti sconosciuti. Poi ne abbiamo trovata una che ha attirato la nostra attenzione. E’ un mezzobusto di una giovane donna molto carina, anzi oserei dire proprio bella, dai tratti fini e ben modellati, ma la cosa che ci ha colpito di più è che al collo ha una catena alla quale è appesa una piccola chiave che sembra quasi d’oro, almeno a giudicare dalla sua raffinata lavorazione. Confrontando la fotografia con altre che poi abbiamo trovato e dietro alle quali c’erano scritti alcuni nomi abbiamo potuto dire con sicurezza che il volto della signorina in questione è quello di Marinella Conforti, nostra trisavola. Tutto qui!”
“E poi che avete fatto?” domando interessatissima mordendomi nervosamente un labbro
“Beh! La cosa più ovvia è stata di andare a frugare nei vari cassetti dove ci sono i gioielli di famiglia, o perlomeno tutti quelli che sono arrivati fino a noi………e a un certo punto…
“A un certo punto?” la incalzo
“Sì a un certo punto abbiamo trovato la catena che la zia Marinella portava al collo……ma era aperta e della chiavetta, neanche l’ombra” conclude con un sospiro al quale fa eco il mio ohh! di delusione.
“E ora che facciamo?” a questo punto la storia comincia a interessarmi davvero e non mi va di piantare tutto in asso perché non si trova una chiave.
“Ma questa chiave come era fatta?” domando incuriosita
“Guarda, mi è difficile spiegartelo, Ma Buzz mi ha chiesto di invitare te e Dedo a cena in modo che stasera potrai vedere la fotografia della zia, che poi è un dagherrotipo, e insieme decideremo che cosa si può fare.”.
“Benissimo – rispondo decisamente contenta – a che ora dobbiamo essere lì?”
“Facciamo alle otto?”
“Perfetto Tea. Ci vediamo più tardi. Un bacio” e riattacco velocemente per stropicciarmi le mani tutta contenta.
Una cena da Tea è quello che ci voleva per Dedo…….e un po’ anche per me!






Dopo cena! Sprofondati nei morbidi divani di casa Conforti sembra che il tempo sia tornato indietro! Sparpagliate sul tavolino davanti a noi e sul divano stesso, centinaia di fotografie ingiallite dal tempo ci parlano di altre vite, di altri amori, di altre storie. Ho visto la famosa signorina Marinella Conforti. Niente male davvero! Mio zio, mi dico compiaciuta, aveva veramente buon gusto, …un pregio di famiglia, mi dico maliziosamente gettando di sfuggita uno sguardo su Buzz-Leone.
La chiavetta appesa al collo eburneo della signorina è proprio un piccolo gioiello, ma non è quello che mi interessa. Da circa venti minuti qualcosa mi tormenta, senza che io riesca a dargli un nome. Mi sento agitata, vicino a qualcosa, ma annaspo nel buio. So che la mia agitazione è cominciata dopo che ho visto quella piccola chiave, ma non so perché, non so associarla a niente che mi possa ricondurre a qualcosa. Sto decisamente male e nello stesso tempo non voglio far scorgere agli altri quello strano malessere che mi è preso. Partecipo sempre meno alla conversazione, perché cerco di seguire il mio pensiero, che però non mi porta da nessuna parte.
“Lara sembra che tu abbia mangiato delle cavallette, invece del buonissimo soufflé di stasera!” Dedo si decide a venirmi in soccorso, ma non riesco ad afferrare l’occasione che mi ha dato
“Già!” annuisco semplicemente ricominciando a pensare a cosa vuol dire per me quella chiave. Gli altri si guardano interdetti, poi guardano Dedo, che alza le spalle e ricominciano tranquillamente a parlare tra di loro. Cerco di seguire almeno un po’ quello che dicono. Stanno parlando di musica, di concerti, di progetti futuri nel quale rientra anche uno studio nuovo per Tea e Leone, dove allestiranno anche piccole mostre artistiche. Viene fuori, mi accorgo, anche il progetto che dovrebbe coinvolgere anche i miei quadri, ma ora non posso pensarci, ora devo riuscire a capire. Sento Leone che dice a tutti, ma soprattutto rivolo a me:
”Pensate un po’ che Lara si è rifiutata anche di vendermi quel bel quadro del deserto dove c’è un cubo trasparente!”
“Cosa? – interrompo bruscamente tutti quanti – parlavate del mio deserto? Il mio deserto. Ecco! Sì accidempolina! Ora ci sono….ora finalmente so dove ho visto la chiave che ha al collo la signorina Marinella….”
“Ma che dici Lara? Sei sicura di stare bene?” Leone è preoccupato dalla mia agitazione, ma io finalmente sono calma e serena, perché so che la chiavetta della fotografia è la stessa chiavetta che trovai davanti al palazzo di vetro, dopo che Solo con un cavalle, Desirèe e Jo, se ne erano andati.
“Ricordo solo che la misi in tasca, ma mi venga un accidente se ricordo dove l’ho infilata dopo. Di una cosa però sono sicura: non l’ho buttata via!”
Mi sbaglio o tutti mi guardano un po’ perplessi!?
“Vi giuro che sto dicendo la verità e che la chiavetta che ho io è identica a questa della fotografia” continuo un po’ risentita. Mica mi avranno preso per scema?
“Bene Rus – Leone cerca di alleggerire l’atmosfera dandomi nuovamente il nomignolo che volevo affibbiare a lui – allora non ci resta altro che andarla a cercare”.
“Scusate ma io non ci capisco niente in tutto quello che dite!” Tea mi sembra veramente allarmata. Del resto è comprensibile povera cara. Mentre io e Dedo abbiamo vissuto l’intera storia, anche se Dedo al solito non se ne è nemmeno accorto, mentre Leone sa qualcosa che gli ho accennato io pochi giorni fa, la povera ragazza è ignara di tutto e non dubito neanche per un attimo che mi abbia preso per una pazza isterica.
“Hai ragione Tea. Allora ti spiegherò tutto, poi domani cercheremo la chiave a casa mia. Galeazzo e Marinella hanno aspettato così tanto tempo che non credo che un giorno in più possa voler dire qualcosa…..sempre che riusciamo ad arrivare da qualche parte”
“Volete bere qualcosa, prima che Lara cominci?” Buzz è veramente un padrone di casa squisito.
“Grazie sì! Io ne ho veramente bisogno!” e mentre gli altri si sistemano con i loro bicchieri in mano comincio a raccontare Piccolo fiore, la canzone di Dedo, ma anche una bellissima storia d’amore.
“…..E così li salutai…e poco dopo gettando un’occhiata nostalgica sul quadro che era stato lo scenario di quella favola, mi accorsi che vicino al cubo di cristallo c’era una minuscola chiave. Non so perché, ma pensai immediatamente a Jo e la misi in tasca pensando che avesse voluto farmela trovare perché un giorno ne avrei avuto bisogno…….tutto qui”. Mio malgrado la mia voce è emozionata , ma mi accorgo subito di non essere la sola. Tea ha gli occhi lucidi e anche Leone non è calmo come vuole far vedere. L’unico è Dedo! Ma a lui chi lo scuote? Ma mi accorgo quasi subito di aver dato un giudizio temerario. Dedo non si è emozionato semplicemente perché non ha sentito una parola di quello che dicevo, preso come era a guardare Tea. Il ragazzo l’ha presa proprio grossa! Chissà se ancora le ha detto niente?











Il giorno dopo sono tornata me stessa. Mentre aspetto gli altri che verranno a darmi una mano a cercare quel minuscolo oggetto che è la chiave che deve aprire una storia cominciata tanti e poi tanti anni prima, do un’occhiata nei cassetti che uso abitualmente. Forse l’avrò infilata lì! Ma no! Sarebbe stato troppo bello. Nel frattempo ho approfittato per fare un po’ d’ordine. In casa mia c’è sempre bisogno di fare ordine, perché mi riesce in maniera eccezionale di buttare all’aria e lasciare tutto in giro. Ma è quella la casa che voglio io e non vorrei cambiarla con nessun altra…..Però capisco che tra poco arriveranno ospiti, che tra l’altro hanno una casa che potrebbe essere la copertina della più importante rivista di arredamento.
“E tutte queste scarpe dove le metto?” mi chiedo allarmata guardandomi in giro. L’armadio è zeppo fino a scoppiare, le cassettiere non se ne parla……la cassapanca mi guarda minacciosa….sotto il letto no! Non sta bene, Hai visto mai! Venisse la tentazione di guardare anche lì!....ma dove le metto allora?
Vago per il mio miniappartamento con una bracciata di scarpe ingombranti, quando la folgorazione arriva improvvisa
“Ma certo! Come ho fatto a non pensarci subito! Le metto in lavatrice”
La mia vecchia lavatrice si rivela subito un ottimo contenitore, e un complice discreto, in quanto non fa un lamento neanche quando chiudo l’oblò.
”Brava tata!” le dico soddisfatta dandole un buffetto e giacché sono in bagno, mi guardo un attimo allo specchio, mi riaggiusto i capelli e passo sulle mie labbra un filo di rossetto.
“Ehi mia cara! Si può sapere per chi ti metti in ghingheri?” Uffa! L’altra Lara è già qui
“Lasciami in pace noiosa e stai un po’ zitta – le dico spazientita – altrimenti metto in lavatrice anche te”.
Giusto in tempo! Il campanello suona prepotentemente e mi precipito ad andare ad aprire. Leone si staglia sulla soglia con un’enorme scatola in mano. Che genio!
“Hai pensato a portare la pizza! – dico enormemente sollevata dal non dover preparare la cena – bravissimo. Io ho birra a volontà e una quantità strabiliante di noccioline, patatine, stuzzichini. Può bastare per cena?”
“Perfetto!” mi risponde come se gli avessi proposto il menù di Chez Maxim.
“E gli altri?” domando con una punta di curiosità
“Ah! Dedo mi ha detto che arriveranno tra mezz’ora. Prima doveva parlare di qualcosa con Tea. Forse di uno spartito…”
“Me lo immagino già il tipo di spartito! – ridacchio sotto i baffi – a Dedo piacciono molto le musiche romantiche. In questo è un genio e la musica che compone lui è veramente sempre molto romantica….e fa anche i testi sai! Bellissimi! …Ma se poi si tratta di dire le stesse cose che scrive, è una frana totale!” aggiungo sconfortata
“E perché dovrebbe parlare!?” Leone alza le spalle.
E’ proprio vero che gli uomini non vedono mai niente, neanche se sono il gemello della ragazza con cui Dedo condivide uno spartito.
“Benissimo!....Allora cominciamo noi? Che ne dici? Ti va di prendere tutti quei cassetti e cominciare a guardarci dentro? Io intanto svuoterò la cassapanca”.
Per mezz’ora lavoriamo senza neanche rivolgerci la parola. Ogni tanto mi stupisco di quanta roba inutile ci sia nei miei cassetti, ma tanto so che quando decido di buttarla via, poi mi faccio prendere dalla nostalgia e finisco per rimettere tutto dentro. Anche un cartoncino ha la sua storia, e mentre mi si materializza in mano, me la fa tornare in mente. Ho conservato cose di quando avevo dieci anni. Possibile che sotto la mia scorza ruvida, anch’io sia un’inguaribile romantica?. Dopo mezz’ora però della chiavetta neanche l’ombra! Mi fermo un attimo cercando di ritrovare un po’ di entusiasmo per continuare quella laboriosa ricerca, ma proprio in quel momento Leone-Buzz mi chiama:
”Lara, guarda che cosa ho trovato!” Volo letteralmente verso di lui, pensando di vedere tra le sue mani la famosa piccola chiave e invece vi scorgo una fotografia incorniciata.
“Che bella casa! Questa è la tua casa di campagna vero? E’ proprio un bel posto!”
“Eh sì! E’ proprio bello….e assolutamente tranquillo, anche se è a pochi minuti dalla città……Non sembra… vero?”
“Da un senso di armonia e di eleganza – Leone guarda affascinato la struttura sobria ma elegante della casa- perché un giorno non andiamo a vederla?” mi chiede con genuino interesse
“Volentieri – rispondo con altrettanto entusiasmo – anzi potremmo portarci dietro la merenda e fare una bella scampagnata”.
“Mi piace un sacco….sai che penso? Che questo posto sarebbe l’ideale per concretizzare tutti i nostri progetti….Tu potresti farci una mostra permanente dei tuoi quadri, io potrei ricavarci il mio studio di architetto e Tea quello di arredatrice……Dedo, se c’è un salone, potrebbe usarlo per fare lezioni di pianoforte e serate musicali….Che ti sembra come idea?”
“Sarebbe bellissimo! - dico con vero entusiasmo anche se subito dopo torno con i piedi per terra – c’è solo un piccolo particolare che non abbiamo preso in considerazione!”
“Quale?” domanda subito Leone
“I soldi!! Io non ho un soldo da poter investire nella ristrutturazione della mia casa e come vedi invece da te,… ha bisogno di interventi che non potrebbero essere rimandati” concludo questa volta abbastanza sconsolata.
“ Potremmo fare una società. Tu ci metti la casa, io Tea e Dedo ci mettiamo quello che ci vuole per renderla nuovamente abitabile. Che te ne pare?”
“Dico che sarebbe fantastico!” La mia fantasia comincia a galoppare e già vedo la casa della mia infanzia trasformata in qualcosa di meraviglioso.
“Dopo ne parliamo con gli altri….ma a proposito! Mezz’ora è passata da un bel pezzo. Mica avranno deciso di fare i lavativi?” dice ridendo Leone
Quasi l’avessero sentito in quello stesso momento suona il campanello.
“Vado io – dico a Buzz che è messo in una posizione alquanto più scomoda della mia, con un cassetto sulle ginocchia e una pila di libri in equilibrio precario al suo fianco. Apro e rimango senza parole. Davanti a me Dedo e Tea sono uno spettacolo unico. Lo sguardo perso l’uno nell’altro, non hanno neanche parole per dire buongiorno!
Mi sposto in silenzio per farli passare. Voglio che Leone abbia tutta la sorpresa del caso.
“Ciao Dedo….Tea…..ehi! Ma che diavolo avete ragazzi? Sembra che abbiate visto gli spiriti” Leone volge lo sguardo su di me “Ci capisci niente tu, che te la stai ridendo sotto i baffi?”
“Eh! Se ci capisco! Ci capisco anche troppo! “ribatto ridendo
“Leone….Lara, io e Tea ci siamo fidanzati!” La voce di Dedo è tutta un programma, mentre Tea diventa rossa come un tulipano. Possibile che oggi esistano ancora ragazze capaci di arrossire?
“Cosa? – la voce di Leone è incredula e anche un tantino esitante – state scherzando o fate sul serio?”
“Mai stato più seri di così – improvvisamente Dedo diventa quello che fino ad oggi non ero mai riuscita di vedere: un vero uomo – voglio bene a Tea….mi sono innamorato di lei appena l’ho vista…e non mi era mai capitato prima d’ora…Lara te lo può confermare….Abbiamo deciso di passare insieme tutta la vita”
“E’ vero Tea? – la voce di Leone ora è più dolce e guarda con tenerezza la sorella – anche tu sei innamorata di Dedo?”
“Sì Buzz….gli voglio bene. Non avrei mai pensato di voler bene a qualcuno così tanto!”
“E allora ….benissimo! Si stava proprio facendo progetti in questo momento mentre aspettavamo che arrivaste. Ora diventeranno ancora più solidi” Leone ha ritrovato tutto il suo buonumore mettendo a suo agio Dedo e Tea che ora non sono più così tesi come quando sono arrivati. Certo che per loro è una bella novità! Ma anche per me lo è e mi affretto a rituffarmi nella ricerca della chiave, prima che l’emozione abbia il sopravvento.
“Dai ragazzi….poi brinderemo alla vostra felicità, ma ora mettiamoci tutti quanti a lavorare e ringraziate il cielo che la mia casa è piccola, altrimenti ci sarebbe voluto un mese….”.
Quando ho proposto di mettere a soqquadro la mia casa, non avrei mai pensato che l’operazione sarebbe riuscita così bene. Due ore dopo non sappiamo neanche più dove siamo noi, coperti da cappelli, borse, vestiti, libri, tubetti e pennelli, giornali…..e ancora sta venendo fuori roba da ogni contenitore che la mia fantasia ha sistemato sino ad arrivare al soffitto. Abbiamo spostato quadri, quadretti, enciclopedie, ma della chiave niente di niente.
“Eppure sono sicura di non averla buttata via – dico ancora convinta di quello che affermo nonostante gli sguardi degli altri cerchino di farmi dubitare di me stessa – sono sicura di averla messa da qualche parte che ora non ricordo…ma c’è credetemi……Io non butto mai niente. L’unica cosa di cui mi sono privata sono le pantofoline verdi che regalai a De……” e mi interrompo. Gli altri mi guardano senza dire una parola hanno capito che mi è venuto in mente qualcosa. Prendo velocemente una sedia e sbarazzandola di tutto quello che le è stato appoggiato sopra l’avvicino al mio armadio, vi salgo e allungandomi quanto possibile prendo una scatola dove una volta ci sono state le famose pantofoline che mi aveva regalato la zia Cloe.
Preferisco non aprirla in quella posizione scomoda. Se dentro ci fosse quello che io credo che ci sia, potrei rischiare di farla cadere e in tutta quella confusione chi la ritrova più?
Scendo con calma dalla sedia e gli altri mi si avvicinano con la stessa frenetica impazienza che ho io.
“Uno, due e …tre – e sollevo il coperchio – eccola…eccola, guardate! Ve lo dicevo che c’era la chiave” La piccola chiave è infatti adagiata su un foulard rosso, che ora lo ricordo bene, avevo messo nel fondo della scatola, non so neanche io perché.
“Venite andiamoci a sedere e confrontiamo questa chiave con quella della fotografia della signorina Marinella” e mi dirigo verso il divano, seguita da Leone. Dedo e Tea stanno sorridendosi e dicendosi qualcosa.
“Dai venite qua – dico sbrigativa – avete tempo dopo per i vostri mucci mucci!”
Dopo trenta secondi i nostri dubbi sono tutti fugati. La chiave è quella, senza ombra di dubbio.
“Non vi sembra che ora ce la siamo proprio meritata una bella pizza?” propone Leone riscuotendo l’approvazione incondizionata di tutti noi.
“Poi che facciamo?” domando incuriosita
“Mi sembra ovvio – risponde Leone girando lo sguardo su tutti noi –telefoniamo al notaio”








Frangione Ruperto e figli
Studio Notarile

Non è facile stare seduti in una sala d’attesa di uno studio notarile. Sembra che in quel luogo il tempo si misuri con altri criteri, criteri lunghi a quanto pare perché la segretaria che ci ha fatto accomodare ci ha detto con un sorriso:
“Ci sarà da aspettare circa cinque minuti!”
E invece siamo lì da tre quarti d’ora e ancora niente prelude al nostro ingresso nell’ufficio del Notaio, che logicamente non è più Ruperto, ma sempre Frangione è.
Norberto per l’esattezza.
E’ stato facile trovare il vecchi studio, perché tutti lo conoscono di fama e tutti ci hanno saputo indirizzare al nostro luogo di appuntamento. Un appuntamento che ha tardato almeno ottant’anni.
Leone sembra proprio una fiera in gabbia. Passeggia nervosamente su e giù per la stanza, mentre Dedo e Tea lo guardano tenendosi per mano. Per loro la cosa più importante è di essere lì insieme, il resto è tutto al contorno.
Quanto a me, siccome nessuno si interessava di come mi sentissi in quel momento, per salvare la mia dignità ho reputato giusto e saggio mettermi a leggere. Le riviste in quell’ufficio non mancano; peccato che però siano solo riviste tecniche e di contratti.
Poi improvvisamente la porta di fronte a noi si è spalancata e un omino piccolo, con un paio di baffi enormi si è materializzato sul vano.
“Voi siete i signori Goldoni –Conforti? Prego accomodatevi – dice al nostro cenno di assenso – sono tanti anni che vi aspettiamo!”
Lo studio nel quale entriamo ci fa fare un viaggio a ritroso nel tempo perché potrebbe essere quello di un notaio dell’ottocento. C’è legno dappertutto. Le pareti sono letteralmente ricoperte da librerie in legno di noce, stracariche di volumi austeri e di colore scuro, la scrivania grande, massiccia si adorna di calamai e penne, che ci scommetto, non sono lì solo per bella figura. Dietro la scrivania un’enorme cassaforte, di rara bellezza e vetustà, chiama gli sguardi su di sé. Qua e là poltrone e divani in cuoio e tavolini da fumo. Le lampade sono discrete. Il neon non ha fatto la sua comparsa in quella stanza. E neanche il computer.
L’omino si siede alla sua scrivania e ci fa cenno di accomodarci.
“Permettete che mi presenti. Sono il notaio Norberto Frangione! Quando il l’Architetto Conforti mi ha telefonato per prendere un appuntamento e mi ha detto chi eravate, non credevo alle mie orecchie. E’ passato così tanto tempo da quando il signor Galeazzo Goldoni venne a depositare qui la sua cassetta, che sinceramente ormai avevamo perso tutte le speranze che qualcuno sarebbe arrivato. Noi, come studio ci siamo tramandati la storia del signor Galeazzo e oggi siamo onorati di poter fare qualcosa per voi”.
Ci agitiamo imbarazzati sulle poltroncine. Una volta tanto nessuno di noi sa cosa dire, ma il notaio è troppo vecchio del mestiere per non capire quando è opportuno mettere a proprio agio i suoi interlocutori, cosa che si affretta a fare immediatamente.
“Allora ….ricapitoliamo. Il signor Galeazzo Goldoni, trisavolo della qui presente signorina Lara Goldoni venne a depositare in questo studio, nelle mani del mio prozio Ruperto Frangione, notaio, una cassetta, all’interno della quale disse che ci sarebbe stato qualcosa che solo chi avesse avuto la chiave per aprirla, avrebbe potuto prendere. Disse altresì che dentro la cassetta ci sarebbe stata anche una chiave gemella di quella che doveva essere presentata da chi sarebbe venuto. Se la chiave presentata non fosse stata identica a quella che è dentro la cassetta, ciò che vi è contenuto non doveva essere dato. Ecco! Il momento è arrivato….non resta altro che prendere la cassetta!”
E con uno scatto agile e improvviso l’omino si avvicina alla cassaforte. Gira diverse manopole, infila diverse chiavi e dopo un rituale laborioso ma che lui conosce molto bene, a quanto pare, lo sportello si apre.
La nostra bocca è asciutta e non riusciamo a proferire parola. Finalmente il notaio si gira nuovamente verso di noi tenendo tra le mani una piccola cassetta di legno intarsiata e mostrandocela quasi fosse un’opera d’arte ci sorride dicendo:
“Eccola!” e ci guarda negli occhi uno per uno. Poi si rivolge a me e con un piccolo inchino mi dice:
“Prego signorina. Quando crede può infilare la sua chiave nella toppa della cassetta”
Che cosa provò Cenerentola quando il principe le infilò la scarpetta di cristallo? Non lo so, ma so quello che successe a me quando la chiavetta minuscola, girò dentro la toppa della cassetta e fece sentire un piccolissimo clic. Ho sentito un lungo brivido scivolarmi per la schiena.
“Bene, la cassetta si è aperta. Ora, se permettete devo verificare se la chiave con la quale lei ha aperto signorina, è la gemella di quella che è qui dentro” dice molto seriamente il notaio, rompendo nel frattempo il sigillo di ceralacca che ha unito indelebilmente per tanti anni il coperchio della cassetta con la sua base.
Il momento è carico di una tensione che si avverte distintamente. So che se avessi un coltello con me potrei tranquillamente farla a fette e distribuirla in parti uguali ai miei amici. Anche Norberto Frangione mi sembra teso. Forse dopo tanti anni di attesa, anche per lo studio Ruperto Frangione e Figli, è auspicabile che questa operazione vada a finire bene.
L’omino dal ridondante nome di Norberto Frangione tira fuori lentamente una chiavetta del tutto simile alla nostra. Tiro un sospiro di sollievo. Ora bisogna vedere se le due copie collimano perfettamente.
“Signorina Goldoni, questa è la sua chiave – mi dice il notaio con molta enfasi – ora la sovrapporrò a quest’altra e vedremo se la nostra operazione ha avuto buon esito e sorridendo fa combaciare le due chiavette, che aderiscono perfettamente l’una all’altra.
“Bene – dico sollevata per la fine di quell’attimo di pura tensione – a questo punto mi pare che siamo a posto…non è vero dottor Frangione?”
“Non ancora signorina. Come le ho detto questa operazione testamentaria riguarda sia la famiglia Goldoni sia quella Conforti, per cui dovremo vedere il proseguimento della cosa. Neanche io sapevo che cosa contenesse la cassetta e solo ora che l’ho davanti a me aperta, posso vedere che al suo interno ci sono tre buste sigillate, di misura diversa, numerate con i numeri 1,2,3. La n° 3 mi sembra che contenga oggetti più pesanti”.
“E noi che dovremmo fare?” interviene Leone che fino a quel momento è stato silenzioso e assorto in ciò che accadeva
“Ora dovremo guardare i contenuti di queste buste e a seconda di quello che conterranno dovrete prendere la decisione se accettare o rifiutare l’eredità che vi è stata lasciata.” Il notaio ora è molto professionale e il tono della sua voce è neutro, per farci capire che la decisione che prenderemo non dovrà essere assolutamente influenzata da nessuno, tanto meno da lui.
“Posso dare inizio all’apertura delle buste?”
“Certamente – dicono insieme Leone e Tea. Mica si è gemelli per niente!
Io non riesco a parlare. Non so perché ma a un tratto ho paura. E’ come se quelle buste che stanno per essere aperte possano contenere qualcosa che condizionerà la mia vita. Per un attimo sono tentata di alzarmi e di uscire, anzi no, di scappare, ma Dedo, che da un po’ mi sta osservando e che capisce i miei stati d’animo ancor prima che li capisca io, mi dice con voce pacata:
”Lara sei pronta per sentire la lettura?”
Lo guardo con riconoscenza. In un attimo ha saputo riportarmi presente a me stessa. Ora sono più tranquilla
“Prontissima!” dico con voce sicura.
“Allora vi prego di ascoltarmi! Do inizio alla lettura del contenuto della prima busta - dice Norberto Frangione schiarendosi la voce - “Carissimi, non so se questa mia lettera potrà mai essere aperta, ma io confidando di sì, voglio andare avanti nel mio sogno, o almeno quello che per me è rimasto un sogno. Avendo già letto la lettera che avete trovato nel pianoforte, vi sarete certo resi conto del grande amore che mi ha legato a Marinella Conforti…un amore che purtroppo non ha potuto avere il lieto fine che noi avremmo voluto. Per me lei è stata comunque la donna della mia vita, per cui il mio desiderio, scrivendo a voi che siete i miei discendenti, e a quelli che sono i discendenti di Marinella, è quello che tra voi, se sarà possibile, possa scoccare la stessa scintilla che un giorno si accese per noi due. Logicamente non so come andranno le cose e forse anche questo rimarrà un sogno, come lo sono rimasti tanti altri nella mia vita, ma il pensiero di sapere che forse in un lontano futuro, Galeazzo e Marinella possano rivivere la loro storia d’amore nei loro discendenti, mi aiuta a vivere meglio. Non voglio complicare la vita a nessuno per cui se ciò non accadrà, ciò che è stato destinato a voi, andrà in altre mani e non sarà sprecato, ma nel caso che invece questo bel sogno si potesse avverare, sarà tutto vostro e voi potrete comunque fare del bene lo stesso. Ho stipulato un contratto con il notaio Ruperto Frangione affinché la Villa Fiorita che ho comprato recentemente venga assegnata a chi dei Goldoni- Conforti si unirà in matrimonio. Se ciò non sarà possibile la suddetta Villa sarà devoluta in beneficenza per ricavarne un collegio per orfani .Se invece fosse presa la decisione di accettare l’eredità e dunque di convolare a nozze, questo sarà possibile solo se saprete dare la risposta alla famosa domanda che io facevo sempre a Marinella: “Perché bisogna faticare tanto per conquistare il mondo?”. Io so che se voi troverete la risposta giusta sarete fatti l’uno per l’altra, proprio come eravamo noi.
Sono molto affezionato a questa casa, perché è la villa della famiglia Conforti, che fu venduta in un momento di grave situazione finanziaria della famiglia. Nessuno ha mai saputo che il proprietario sono diventato io, né io ho mai usato quella casa, che è rimasta sempre chiusa, in attesa che qualcuno la facesse rivivere. In una busta dunque troverete il contratto di acquisto, mentre in quell’altra troverete due chiavi. Quella più grande è del portone di ingresso, mentre la più piccola apre una stanza nella quale ho riservato una sorpresa per voi, una sorpresa che spero vi possa fare piacere e che comunque sarà vostra, anche se dovrete rinunciare alla villa. Lo so che è strano parlare a persone che non si conosceranno mai, ma so che voi fate parte di me e di Marinella, per cui vi voglio bene.
Vi auguro tanta felicità e di fare la scelta migliore, per la quale avrete tempo sei mesi dall’apertura di questa lettera.
Vostro Galeazzo Goldoni”
Omessa la data perché questa è una lettera senza tempo”

Il Notaio, ha terminato la lettura e per un attimo nella stanza scende un grande silenzio. L’imbarazzo è fortissimo e anche l’incredulità. Queste cose non possono accadere ai tempi nostri, via!
Norberto Frangione si schiarisce nuovamente la voce, evidentemente anche lui in preda all’imbarazzo.
“Signori, lo so che questa lettera vi può apparire strana, è così anche per me, ma bisogna considerare i tempi in cui fu scritta. Per il signor Galeazzo era una cosa normalissima formulare una simile richiesta, negli anni in cui viveva lui. Oggi la cosa appare grottesca e nessuno si sognerebbe mai di stipulare un testamento in questo senso…..Però purtroppo vi devo dire che la procedura richiede di seguire quanto dichiarato, alla lettera, per cui, se ho ben capito, la decisione in questo momento spetta unicamente alla signorina Lara Goldoni e al signor Leone Conforti”.
“Per quello che mi riguarda non se ne parla nemmeno!” butto fuori il mio pensiero senza neanche stare a riflettere per un attimo. Ma figuriamoci se voglio farmi mettere il guinzaglio al collo! Neanche per un castello lo farei!
“Anch’io non ho il minimo dubbio! Figuriamoci se voglio legare la mia vita a una persona che conosco a malapena ..e che tra l’altro non è neanche il mio tipo!” ribatte Leone senza nemmeno guardarmi.
“Signori…come avrete già capito dalla lettura che vi ho fatto, non dovete decidere ora,….avete tempo sei mesi, da questo momento, per darvi anche modo di pensare alla risposta al quesito posto dal signor Galeazzo, per cui la vostra decisione me la comunicherete entro quella data. Però, c’è anche un'altra eredità che non pone condizioni e che dovrà essere divisa in parti uguali tra di voi. Io naturalmente sono al corrente del contenuto della stanza in questione, perché a suo tempo è stato redatto un documento in cui tutto è stato catalogato, ma per espressa volontà del defunto signor Galeazzo, dovrete prenderne atto da voi stessi.”
Non ho voglia di parlare e neanche Leone a quello che sembra, per cui dopo un minuto di assoluto silenzio è Dedo che prende l’iniziativa e:
“Cosa dobbiamo fare quindi?”
“Decidere insieme a me un giorno e un’ora per andare a Villa Fiorita e prendere atto insieme del contenuto della nominata stanza!”
“Va bene a tutti domani alle quattro del pomeriggio?” è la prima volta che Tea apre bocca.
Tutti la guardiamo e l’espressione serena del suo viso è un balsamo per tutti noi.
“Per me va benissimo!” le dico sorridendo
“Anche per me non ci sono problemi!” aggiunge subito dopo Leone
“Perfetto dottor Frangione, ci vediamo domani alle quattro davanti a Villa Fiorita” conclude Dedo alzandosi.
Siamo fuori. Guardo Leone di sottecchi.
“Brutto presuntuoso che non sei altro! Ma chi ti credi di essere? Io non sarei il tuo tipo eh?! Te lo fo vedere se sono il tuo tipo o no……e poi ti mollo in mezzo a una strada!” penso a fior di labbra tutte queste belle amenità, mentre ci avviamo verso casa. Mi accorgo che anche Leone ogni tanto mi guarda senza darlo a vedere. Ha un’espressione chiusa, molto ermetica, e probabilmente sente lo stesso disagio che sento io. Dedo e Tea invece, mano nella mano, sembra che siano fuori dal mondo e parlano fitto fitto tra di loro, facendo progetti per il futuro, a quello che mi sembra di capire, cogliendo qualche parola in qua e in là.
Sono contenta per Dedo. Non l’avevo mai visto con l’espressione che ha ora negli occhi e credo proprio che Tea sia la persona che ci vuole per lui.
Non vedo l’ora di essere a casa. Sono sicura che tra le mie cose di tutti i giorni ritroverò la serenità che in questo momento mi manca. Ci voleva proprio il mio trisavolo a complicarmi l’esistenza! Anche lui non aveva niente di meglio da fare che andare dietro a un sogno? Eppure mi rendo conto di somigliargli molto e dentro di me sono orgogliosa di lui e di tutta la storia che è riuscito a montare a distanza di tanti anni. Un sorrisino comincia a spianarmi la bocca.
“In fin dei conti, confessalo Lara che Leone ti piace. Ti è piaciuto dal primo momento che l’hai visto, ricordi?”
“Non ci mancavi che te – dico all’altra Lara che è venuta a importunarmi – come se non avessi già abbastanza cose da pensare!”
“Sì lo so! Ma questa è una cosa importante, la più importante di tutte! Ti piace o no Leone?”
“Sì mi piace…e allora?” rispondo inviperita
“E allora di che ti preoccupi? Forse del fatto che se lui decide di sposarti pensi lo possa fare per entrare in possesso della villa?” mi dice l’altra me stessa in modo provocatorio
“Brutta cattiva che non sei altro! Ti diverti vero a dirmi queste cattiverie! Ebbene se lo vuoi sapere è proprio così!”
“E magari non pensi che anche lui possa fare gli stessi ragionamenti?” continua lei angelica
“Io non sono il tipo da fare cose simili!” rispondo risentita
“E perché dovrebbe esserlo lui?” incalza seraficamente il mio alter ego.
“Non lo so. Uffa! Non ci sto a capire più niente! Mi vuoi lasciare in pace per piacere? Almeno fino a domani mi vuoi stare lontano?” Non ne posso proprio più.
“Voglio andare a casa!” dico rivolgendomi a tutti e per tutti risponde Dedo che tranquillamente mi dice
“Neanche per sogno Lara. Stasera andiamo a cena fuori perché Tea e io abbiamo da dirvi qualcosa”.
“Va bene, basta non fare tardi perché sono veramente stanca!” rispondo abbastanza sgarbatamente. Ma Dedo non ci fa caso. Sa che in questo momento sono molto nervosa e cerca di aiutarmi come può.
“Dove possiamo andare a cena?” chiede a Leone
“Io direi di andare al ‘Centro di gravità permanente’. Si mangia molto bene
“Aggiudicato! E naturalmente siete miei ospiti”
E’ proprio vero che nel ristorante proposto da Leone si mangia bene e infatti dopo dieci minuti tutto il malumore è scomparso e io e Buzz riusciamo a guardarci tranquillamente e anche a cominciare a scherzare sopra al nostro ipotetico matrimonio combinato.
“Ma ti immagini cosa vorrebbe dire vivere con te Lara? Significherebbe non trovare più neanche un paio di calzini. Mi sono accorto che hai una capacità unica di nascondere le cose” mi dice a un certo momento
“Per fortuna che ci sei tu, che a quanto ho visto sei l’ordine personificato. Non lo sai che poli opposti si attraggono?” gli rispondo ridendo, una volta tanto senza neanche una punta di acidità.
A questo punto Dedo batte leggermente la forchetta nel calice di cristallo, richiamando l’attenzione.
“Hmm! Hmm!...io e Tea vorremmo dirvi una cosa!”
“Siamo tutti orecchie – dai non fateci aspettare più – per caso avete trovato un sistema per risolvere questa cosa che ci è piombata tra capo e collo?” chiede ridendo Leone
“No! – ora Dedo è proprio serio e prendendo Tea per mano mi guarda dritto negli occhi e – Noi ci sposiamo!”
“Oh diavolo!” non può fare a meno di dire Leone lasciando a mezz’aria la forchetta
“Davvero? Questa è una notizia splendida miei cari. Sono così contenta. Lo sapevo che quando avresti trovato la ragazza giusta avresti capitolato in un attimo Dedo!!” Mi alzo e fo i due passi che mi separano dal mio migliore amico e lo abbraccio con quanta forza ho, per comunicargli tutta la mia gioia “Sono proprio contenta!” ribadisco soddisfatta
“Oh diavolo! Sono contento anch’io…..ma è stato come dire…un fulmine a ciel sereno” e anche Leone si alza per abbracciare Tea, che emozionantissima non riesce a parlare
“E quando vi sposate?” domando incuriosita
“Il tempo di sbrigare tutte le formalità! La mia casa è ampiamente sufficiente per entrambi e se va avanti il progetto di ristrutturare la tua casa di campagna, abbiamo deciso di collaborare insieme a voi!” questa nuova sicurezza di Dedo mi affascina oltre ogni dire e guardo il mio ragazzone con occhi di mamma. Una mamma compiaciuta.





Stanotte non ho dormito bene. Sarà la novità di Dedo, sarà l’ansia per dover andare col notaio a vedere l’eredità che ci è toccata, sarà per la decisione da prendere o non prendere con Leone…..insomma mi sono agitata tutta la notte, cosicché quando è suonata la sveglia, l’ho guardata con occhio assassino e poi mi sono girata dall’altra parte. Aiuto! Voglio tornare alla mia vita di prima, non voglio trisavoli sclerotici tra i piedi a complicarmi l’esistenza e neanche giovanotti dagli occhi neri che mi dicono che non sono il suo tipo. Voglio tornare a dipingere le mie tele surreali e a correggere le bozze più o meno noiose che mi manda la casa editrice. Voglio i miei panini col formaggio e le mie quattro chiacchiere da dividere con Dedo! Dedo…già! Neanche Dedo c’è più, o perlomeno non c’è più come prima….Basta! Meglio alzarsi e mettersi al lavoro.
“E’ inutile che mi fai gli occhi dolci! – dico all’immagine che si presenta alla mia mente, un’immagine di Leone di prima mattina, con la criniera tutta arruffata – tanto non mi importa niente di te! Per me caro bello, puoi andare anche a farti friggere!” il grado di acidità con cui mi sono svegliata stamani è quasi tossico, me ne rendo conto anche da sola. “Peggio per chi mi starà vicino!” mi dico alzando le spalle e. addentando una mela mi tuffo a capofitto nella lettura di un testo di filosofia che devo riconsegnare entro domani!
Tre e mezzo! Il tempo alla fine è passato in fretta e sarà ora che mi prepari. Dedo ha promesso che passerà a prendermi e poi ci troveremo con Tea e Leone a casa loro. Di lì andremo insieme a Villa Fiorita.
Nei miei ricordi c’è un vago ricordo di quella casa, e un ricordo più che altro legato alla mia fanciullezza, quando ancora d’estate passavo qualche periodo nella casa di campagna. Ricordo solo che poco lontano c’era un’enorme villa, ma in questo momento non so dire se fosse bella o no.
“Poco importa tanto tra poco la vedrò!” mi dico filosoficamente
In quel momento il campanello suona e mi precipito ad aprire. Dedo è sulla soglia sorridente come sempre e in un attimo le paure della notte spariscono come per incanto. Dedo sarà sempre la stessa persona di prima, il mio migliore amico, colui al quale potrò sempre dire tutto.
“Sono pronta! - gli dico sorridendo – andiamo pure!”.










Siamo arrivati a Villa Fiorita in uno splendido pomeriggio di sole. Non la ricordavo per niente, anche perché per arrivare alla Casa di campagna, che è poco lontano da lì, si prende comunque un’altra strada. L’unica cosa che ho sempre ricordato di villa Fiorita è l’enorme querce che si impone proprio all’ingresso. Non è cambiata per niente da come la ricordavo, ma la villa mi fa un certo effetto, tutta chiusa, triste, sola.
Leone e Tea la guardano con rispetto misto a commozione. Lì hanno vissuto i loro avi, e anche il loro nonno per un certo periodo della sua vita ha abitato questo posto che per loro è perfettamente sconosciuto. Il silenzio è pesante e carico di domande non espresse. Che ci sarà al di là di quel portone?
Norberto Frangione tira fuori la grossa chiave dalla sua borsa portadocumenti e con passo deciso si avvia verso l’ampia scalinata. Noi lo seguiamo, Dedo e Tea tenendosi per mano, io e Leone guardandoci intorno, per non guardarci negli occhi. Siamo nuovamente imbarazzati.
La chiave gira nella pesante toppa del portone che si apre con sinistri scricchiolii, o così pare a me. Alzo gli occhi per guardare la maestosità del portone e la mia attenzione è attirata da uno stemma al centro del quale fa spicco una cavallo alato contornato da sette fiori variopinti. Nel cartiglio un po’ consumato mi sembra di leggere ‘per aspera ad astra’. Due merli spiccano il volo dal cornicione e vanno a posarsi nel verde prato poco più in là. E’ tutto molto bello e molto austero.
Dedo mi chiama:
“Dai Lara muoviti. Stiamo aspettando te!”
“Arrivo!” Possibile che non ci sia neanche il tempo di guardarsi intorno?
Entriamo in un vasto ingresso completamente arredato, ma anche completamente coperto di lenzuoli bianchi. Sento un brivido scorrermi per la schiena . Mi sembra la casa dei fantasmi. Istintivamente mi avvicino a Leone che sembra capire il mio stato d’animo e senza dire una parola mi passa un braccio intorno alle spalle. E’ come se una fonte di calore scivolasse sulla mia schiena e mi scaldasse tutta, idee comprese. La paura svanisce d’incanto e mi accingo a guardare incuriosita quel poco che ci è dato di vedere. Al di là del vasto ingresso infatti ci sono solo porte chiuse e un’enorme scalinata che porta al piano superiore.
Il Notaio si ferma davanti alla prima porta sulla destra e , tirata fuori la chiave più piccola, la inserisce nella toppa e gira. Tra poco conosceremo che cosa c’è in quella stanza e qualsiasi cosa ci sarà, sarà nostra se la vorremo.
Norberto Frangione si gira verso di noi e con voce tranquilla ma autoritaria ci dice:
“Ora aspettate un attimo qui. Datemi il tempo di entrare e di aprire le tende delle finestre. Solo così potrete vedere la vostra eredità”.
Entra richiudendosi dietro la porta e noi rimaniamo lì in attesa, incapaci persino di parlare. Quanto dura la nostra attesa? Non lo so dire, ma so che poco dopo la voce del notaio ci chiama invitandoci ad entrare.
Ci si presenta uno spettacolo che ci lascia a bocca aperta.
La stanza è grandissima, stupenda e inondata dal sole del pomeriggio e fa da sfondo a un’autentica collezione di quadri. Ci sono quadri dappertutto. Quadri alle pareti, quadri in mezzo alla stanza appoggiati su cavalletti. Colore, tanto colore, colore vivo che balza fuori dai soggetti che sono rappresentati e arriva fino a noi inondandoci di sbigottimento, di emozionato stupore. Galeazzo e Marinella sono lì con noi e ci guardano dalle tante tele che affollano quella stanza, ci parlano del loro amore, dei loro sogni, della loro gioventù. Ci mostrano i loro volti a volte ridenti, a volte malinconici, e sempre innamorati, perdutamente innamorati. E poi quadri di fiori, come se la primavera dovesse regnare per sempre sovrana in quel posto e più in là….no, non è possibile, il ritratto della testa di un cavallo, con un sorriso misterioso sulla bocca e lo sguardo perso in posti lontani, il bel muso appoggiato a una zampa in atteggiamento pensoso.
“E’ Jo… Buzz, guarda è Jo…-e prendendo per mano Leone me lo tiro dietro fino ad arrivare a pochi centimetri dal muso di quel magnifico cavallo – Guarda! Guarda Buzz, non ti sembra che mi stia guardando e che stia per dirmi qualcosa?”
“Calmati Lara ti prego – risponde Leone con voce preoccupata e anche un po’ emozionata – lo sai benissimo che i cavalli non parlano!” mi sbaglio o c’è poca convinzione in quanto dice?
Norberto Frangione è rimasto in silenzio in disparte per tutto il tempo in cui noi abbiamo guardato le decine e decine di quadri, ci siamo stupiti, emozionati, e poi lentamente siamo tornati alla normalità.
Poi, schiarendosi la voce per attirare la nostra attenzione ci dice di avvicinarci e quando siamo davanti a lui spiega il suo punto di vista:
”Tutto questo è vostro, naturalmente da dividere in parti uguali, come da disposizioni testamentarie. Voi se credete potete anche rinunciare a questa eredità, ma mi permetto di dirvi che fareste una grossa sciocchezza. Molti dei dipinti del signor Galeazzo Goldoni sono esposti in altrettanti musei in tutto il mondo. Voi forse non apprezzate l’arte di Galeazzo Goldoni, ma sicuramente conoscete quella del celebre pittore Matieu. Ebbene signorina Lara, Galeazzo e Matieu sono la stessa persona e oggi voi entrate in possesso di un’eredità milionaria.”.
Sono frastornata. Forse agli altri il nome di Matieu dice poco. Solo chi è introdotto nel mondo dell’arte pittorica conosce questo nome che sta diventando sempre più famoso, ma io lo conosco bene perbacco e mi è sempre piaciuto, solo che l’avevo sempre visto esprimersi in altri soggetti.
“Bene! A questo punto direi di andare e ci vediamo domani nel mio studio per definire tutte le formalità. Va bene?”
“Benissimo” risponde per tutti Dedo “Ora penso che ce ne andremo a casa a smaltire l’emozione di questa giornata. Per quanto mi riguarda ho bisogno di andare a strimpellare un po’ di musica, per riappropriarmi di me stesso. Tu che fai Tea?”
“Vado a casa anch’io. Ho bisogno di sedimentare davanti a una buona tazza di the…..però potrei prenderlo anche da te, che ne dici?” risponde sorridendo a Dedo, che annuisce contento.
“Io e Lara penso che faremo due passi qui nei dintorni. Ho una gran voglia di vedere la Casa di campagna! Che ne dici? Mi fai da guida?”
“E’ un’ottima idea. Vogliamo andare subito?” chiedo infervorata. Ho proprio bisogno di vedere la mia vecchia casa per riavermi da tutte le emozioni di questi ultimi giorni! Accidenti zia Cloe! Ma ti rendi conto di che cos’hai combinato?












“Ma che posto incantevole!” l’entusiasmo di Leone davanti alla mia vecchia casa, è genuino e spontaneo. Certamente Villa Fiorita con tutta la sua maestosa bellezza non gli ha fatto questo effetto. Continuo a dire che gli uomini non li capirò mai!
“E’ proprio un posto incantevole Lara. Qui ci verrà benissimo tutto quello che avevamo progettato. L’interno di questa casa è anche superiore alle mie aspettative e potremo farci un sacco di cose belle. Del resto è piena di luce non vedi anche te? I tuoi quadri troveranno una collocazione magnifica e potrai fare una piccola galleria……che ne dici?”
“Ma allora il progetto va avanti?” chiedo piacevolmente stupita.
“Ma certo! Sempre che tu sia sempre della stessa idea.”
“Certo che sono d’accordo ribatto entusiasta . tra l’altro pensavo che ora con la vendita di qualche quadro dello zio potremmo fare dei lavori anche più importanti di quelli che avevamo pensato!”
“Sì certo!” conferma subito Leone, ma sento una sfumatura di esitazione nella sua voce. Lo guardo interrogativamente e lui un po’ confuso aggiunge
“Sai Lara, avevo pensato che il ricavato dei quadri di tuo zio Galeazzo avrebbero potuto essere impiegati per ristrutturare Villa Fiorita e farne un luogo per accogliere bambini”
“Ma che bella idea che hai avuto! Io non ci avevo pensato sai? Invece sarebbe proprio una cosa splendida – il mio entusiasmo è alle stelle, ma quasi immediatamente dopo divento rossa come un pomodoro e dico sottovoce - Ma…ma questo vorrebbe dire che noi ci dovremmo sposare!”
“Già – dice lui e improvvisamente mi si guarda intensamente e appoggia le sue mani sulle mie spalle – e la cosa non mi dispiacerebbe affatto. Ma tu hai detto che non ci pensi neppure, per cui non so più come fare per dirti che ti voglio bene!”
“Perché non provi a ridirmelo?” gli suggerisco con un filo di voce, sentendo che le mie gambe cedono ignominiosamente . Ma sono proprio io la ragazza di quindici giorni fa? Se mi vedesse Desirèe in questo momento, farebbe molta fatica a riconoscermi.
“Ti voglio bene Lara. Mi sei piaciuta fin dal primo momento che ti ho vista, arrabbiata contro il mondo, quando ti ho consegnato il ‘Vecchio Jo’, e fin da allora dentro di me cercavo un pretesto per poterti rivedere…mai mi sarei immaginato che il giorno dopo mi saresti piombata in casa….poi è venuta tutta questa storia dell’eredità e del matrimonio per poterla avere e mi sono detto che l’unica maniera era quella di poter fare qualcosa per gli altri. Tuo zio l’aveva messa come alternativa, ma io ho pensato che le due cose potevano andare insieme. Aiutare qualcuno, ed essere felici noi. Una casa dove andare ce l’abbiamo. E’ la mia…e mi sembra che ti sia piaciuta molto…..che ne dici Rus?” finisce nervosamente. Capisco che deve essergli costato molto fare un discorso così lungo a una ragazza, ma l’ha fatto e io sono letteralmente volata tra le sue braccia prima ancora che terminasse, risparmiandomi così una risposta, che in quel momento non sarebbe venuta fuori, semplicemente perché non avrei potuto parlare.
“Che cosa meravigliosa – dico spalancando gli occhi e facendo una risatina felice - chissà come sarà contento Dedo, quando glielo diciamo! Era così preoccupato per me! Sai…temeva di lasciarmi sola e questo appannava un po’ la sua gioia!”
“Ora non avrà più nessun motivo per essere triste. Io gli ho risolto il problema!” aggiunge sghignazzando Buzz
“Stai attento a come parli sai!- rispondo scherzosamente – potrei anche ripensarci!”
“Non ti azzardare sai! Come farei per Villa Fiorita?”
“O…bruto che non sei altro! In un momento simile osi confessarmi che fai un matrimonio di interesse?”
“E tu allora? Anche tu fai un matrimonio di interesse almeno al cinquanta per cento!........oppure mi vuoi un po’ di bene? Lo sai che ancora non me lo hai detto?!”
“Non mi sembra che ce ne sia stato bisogno” Come è bella questa schermaglia, mentre ci teniamo per mano e ci arruffiamo i capelli l’uno con l’altro e ci diamo piccole spinte per riabbracciarci l’attimo successivo. Ci sarà mai più un momento altrettanto perfetto nella tua vita Lara?
“Dai….andiamo a dirlo a Tea e a Dedo! Stasera bisogna festeggiare!” e Leone prendendomi per mano comincia a correre tirandomi verso la vettura
“Ehi!...Ehi! aspetta un attimo Buzz…..mi sono ricordata di una cosa!”
“Che cosa amore mio?”
“Noi non conosciamo cosa rispondeva tua zia Marinella a mio zio Galeazzo quando lui le faceva la famosa domanda ‘perché bisogna faticare tanto per conquistare il mondo?’ Io non riesco neanche a immaginare che cosa gli potesse rispondere!”
“Già…. È vero! Sai che ti dico Rus? Stasera è la nostra sera, quella solo per noi due, quella che deve rimanere per sempre nei nostri cuori….Poi domani ci penseremo! Va bene?
“Ok! ….Ma …Buzz! Se non riusciamo a trovare la risposta sei sicuro che la tua proposta sia sempre valida?” gli dico ridendo, ma con una punta di apprensione.
Lui se ne accorge e tornato immediatamente serio, mi prende il viso tra le mani e mi dice:
“Sappi che non ti libererai mai più di me!”
Mi basta. Tiro un grande sospiro di sollievo e mi appresto a rilassarmi. In fin dei conti oggi è stata davvero una giornata emozionante!








Domani è arrivato sin troppo presto. Mi sono appena svegliata stamattina e stiracchiandomi nel mio letto, ripenso alle facce stupefatte di Dedo e di Tea, quando gli abbiamo detto che abbiamo deciso di darci noia per tutta la vita. Non potevano crederci. Per un attimo mi è anche sembrato che Dedo fosse un tantino geloso, poi ripensandoci, credo che abbia avuto la stesa reazione che ebbi io quando mi disse di Tea. In fin dei conti l’amicizia è un’altra forma di amore, non l’ha detto qualcuno?
Poi tutto è tornato normale e abbiamo cominciato a fare progetti parlando tutti insieme.
“ Faremo un matrimoni a quattro” ha detto Dedo entusiasticamente, ma Leone ha alzato una mano e ha sentenziato categoricamente:
”Non se ne parla nemmeno. Tea ha diritto ad avere il suo giorno unico e irripetibile e non sarò certo io che mi intrometterò”.
Tea ha sorriso. Dentro di sé ha sempre saputo che suo fratello avrebbe risposto così, ma stranamente è stato Dedo, che di impeto ha abbracciato Leone e gli ha detto semplicemente:
“Grazie!”
“Ma voi avete intenzione di sposarvi presto?” ha chiesto Tea rivolta a entrambi
“Non ci abbiamo ancora minimamente pensato…..già Buzz, noi che faremo?”
“Bella domanda!- ha cercato di prendere tempo Leone, ma un sorrisino gli ha fatto capolino sulla bocca – io credo che tra due mesi o forse anche di meno saremo una coppia in pantofole!”
“In pantofole ci starai te mio caro! Io non ne ho la minima intenzione!” replico imbronciata
“Vedete? Ancora non siamo sposati e già comincia ad alzare la cresta!” continua Leone con comica rassegnazione
“Comunque ora abbiamo un sacco e una sporta di cose da fare – dico rivolgendomi a Tea – preparare il vostro matrimonio, aiutarvi a fare la lista delle nozze, preparare gli inviti…….”
“C’è un’altra cosa importante da fare….o mi sbaglio?” Dedo mi riporta con i piedi per terra
“Eeehh?” dico sorpresa
“Ma sì Lara….Non ricordi? Dobbiamo a tutti i costi trovare la risposta che zia Marinella dava a Galeazzo”
“E’ vero….ma non mi viene! E a voi?” guardo speranzosa gli altri, che scuotono la testa.
“Eppure bisogna impegnarci a pensare…..possibile che sia una cosa tanto difficile?” insiste Dedo
“Forse non è difficile, ma ci sono non so quante risposte che potrebbero essere date!” dice molto praticamente Leone
“Va bene – concludo sbrigativamente – pensiamoci, ma pensare non vuol dire che intanto non si possa cominciare a fare i preparativi per voi….o mi sbaglio?”
“No! Non ti sbagli assolutamente” dice ridendo Tea. Tra tutti noi, come sempre è quella più tranquilla e serena.
“Ok. Ragazzi al lavoro!”e Leone si alza ponendo fine alla discussione e alla serata.
Sarebbe bello continuare a pensare alle persona che amo, mi dico filosoficamente, ma il lavoro mi chiama, i preparativi anche e perciò sarà bene che scenda dal letto e mi dia da fare!!








Come sono passati in fretta questi giorni! Può sembrare che non ci voglia niente per preparare un matrimonio….e invece! Nel momento in cui pareva che fosse tutto predisposto, tutto pianificato…patapumfete, uscivano fuori altre dieci cose da fare. I fiori, le bomboniere, gli invitati, la musica, le damigelle, il pranzo, i segnaposto, la cristalleria, le valigie, il fotografo, il viaggio di nozze, i regali, e poi e poi e poi!
“Uffa non ce la fo più!- mi sono detta per la centesima volta con un diavolo per capello – e menomale che volevano fare le cose semplici……Non vogliamo niente di complicato, una cosetta intima, senza pretese, solo per stare insieme noi e ricordarci questo momento….- scimmiotto Dedo facendo le boccacce davanti allo specchio – accidenti alla semplicità! E se erano complicati, che si faceva dico io?”
Guardo i miei capelli decisamente in disordine, il mio vestito decisamente in disordine, le mie scarpe decisamente in disordine, il mio trucco decisamente in disordine…… e pensare che sono la testimone….e pensare che tra dieci minuti devo essere in chiesa……e pensare che devo portare anche il bouquet allo sposo….quindi devo esserci anche prima di dieci minuti……
“Mi devo spicciare via! Non è colpa mia se sono conciata così! Mi hanno fatto lavorare fino all’ultimo momento…e ora mi prendono come sono” dico cercando di ritirarmi su le spalline del mio vestito color fuxia, un colore che mi sta decisamente bene. Mi guardo compiaciuta per un attimo.
“Beh! Tutto sommato non sono poi così male! Anche le mie scarpette con impossibili tacchi alti, fanno delle mie gambe qualcosa di apprezzabile….dai dai Lara, smetti di guardarti e incamminati se non vuoi arrivare in ritardo. Oggi l’unica giustificata se fa tardi è la sposa!”
Meno male che da casa mia alla chiesa ci sono solo pochi minuti di strada, perché dopo i primi passi, sento che le mie scarpette da cenerentola, saranno la tortura di questa giornata, e con costernazione mi accorgo che per camminare sono costretta a zoppicare…..la prima vescica della giornata ha già fatto la sua comparsa nel mio piede destro
“Accidenti e ora come faccio! – mi dico accorgendomi che davanti alla chiesa già ci sono diversi invitati con gli occhi puntati su di me e il mio mazzolino.
“Un bel respiro Lara e fai finta di non sentire niente. I piedi non ti fanno male….questo portamento così eretto e questo passo volutamente strascicato, sono solo l’incedere di una modella…e tu lo sai hai il portamento di una modella, te lo hanno sempre detto…ricordi?” mi dice prontamente l’altra Lara, quella che viene a scocciarmi sempre nei momenti più difficili. Stavolta però pare che sia qui per darmi una mano e mi affretto a ringraziarla
“Grazie dell’incoraggiamento!- Le dico – pensi che ce la farò ad arrivare a quegli scalini senza svenire?”
“Ma certo, ma certo! Guarda mancano pochi metri. Quanti passi saranno? Venti? Trenta al massimo. Dai fai vedere di che pasta sei! Una Goldoni non si è mai persa d’animo, neanche in difficoltà ben maggiori”
“Forse non aveva i piedi sbucciati come i miei – dico a denti stretti cercando invece di fare un sorriso – comunque grazie davvero!” e il mio pensiero va alle mie magnifiche pantofoline verdi con gli strass, che ora sono di Desirée!!
Sono arrivata quasi contemporaneamente a Leone, che mi guarda con ammirazione, gettando poi uno sguardo particolare alle mie gambe e alle mie scarpette deliziose. Fa un piccolo sorriso, poi mi fa segno con la mano di aspettare un attimo e torna indietro, verso l’automobile. Dopo un po’ ritorna tenendo qualcosa tra le mani. Una piccola scatola verde, che mi porge ridendo maliziosamente.
“Pensavo di dartele dopo, ma mi sembra che sia il caso di farlo subito.”
Guardo allibita la scatola e sollevo un po’ il suo coperchio che è guarnito con un fiore dorato. Un magnifico paio di pantofoline, elegantissime e di foggia particolare, mi guardano dal fondo della scatola
“Ma sono bellissime – dico veramente ammirata – come hai fatto a sapere che oggi avrei avuto un vestito fuxia? – dico tornando a guardare quel capolavoro che riflettono mille tonalità di rosa adornandosi di una minuscola fibbia argentata e di piccoli esili tacchi dall’inconfondibile stile italiano-
“Deve essere destino che nelle occasioni importanti della mia vita io debba sempre avere un paio di pantofoline – dico con gratitudine a Leone – appena ho consegnato il bouquet a Dedo me le metto e così anch’io riuscirò a godermi questa giornata”



E me la sono veramente goduta in ogni attimo, quando è apparsa Tea, meravigliosa nel suo semplicissimo abito bianco, adorna di un velo che le scendeva morbidamente sulle spalle, quando ho sentito Dedo pronunciare le parole che lo legavano a quella meravigliosa creatura, quando ho percepito la commozione che si diffondeva sempre di più lungo le volte della chiesa e si rifletteva sui nostri visi e più che altro quando mi sono sentita il naso gonfio, le labbra gonfie di quel pianto che credevo di riuscire a trattenere e invece veniva fuori con mio grande sgomento in rivoli visibili, copiosi e salatissimi.
“Ma non capisci proprio niente! Invece di ridere piangi!” e continuavo a piangere. Ogni tanto Dedo si girava leggermente verso di me, rosso in viso e sudato, quasi per rendersi conto di ciò che stava succedendo e per cercare in me una forza che decisamente non riuscivo a dargli. Alla fine si è tolto un fazzoletto di tasca e me l’ha allungato.
Mi sono soffiata il naso cercando di fare meno rumore possibile, ma lì tutto sembra essere amplificato e mi sto accorgendo che l’attrattiva della cerimonia sono io, il mio naso che tira su, i miei occhi neri di rimmel sparso da tutte le parti, come succede a tutte le persone che non abituate a truccarsi, non si ricordano di averlo e quando piangono, si strofinano una mano sugli occhi.
“Che figura che stai facendo Lara!” mi dico esterrefatta, ma subito dopo mi rendo conto che a cominciare da quello di Leone, gli sguardi che sono posati su di me, sono affettuosi, carichi di calda complicità, consapevoli che perbacco, il mio amico più caro sta mettendo in gioco la sua vita e conoscendo Dedo, posso dire con assoluta certezza con la più assoluta incoscienza, fiducia e disponibilità.
Dedo è Dedo, e io gli voglio bene per questo e anche se avrà tutto il successo del mondo, e anche se diventerà un buon marito e un buon padre, avrà comunque sempre bisogno di qualcuno che lo tenga ancorato su questa terra.
Poi, passato quel momento di assoluta commozione, tutto ritorna come sempre. E’ una bella giornata, siamo tutti contenti, ci facciamo fotografare nelle pose più assurde, mangiamo volentieri tutte le prelibatezze che in altri giorni rifiuteremmo di metter in bocca e in quattro e quattr’otto arriva il momento in cui gli sposi se ne vanno.
Anche Dedo e Tea, non fanno eccezione a questa regola e scappano a bordo di un’automobile rossa fiammante che si tira dietro una quantità spropositata di barattoli.
Noi agitiamo le mani, io agito la mano e sento di nuovo le lacrime pungermi gli occhi, ma una voce non mi permette di mandare avanti il mio progetto piagnucoloso, una voce cara che mi dice:
“Mi sembra che sia arrivato il momento di andare a fare una visitina a Villa Fiorita….Ti va?”
“Certo che mi va!” rispondo contenta. Come è carino Leone. Ha capito che devo superare un momento di malinconia e mi viene incontro con tatto senza farmi sentire scema per l’ennesima volta nell’arco di questa giornata.
Venti minuti dopo siamo nell’ampio viale che conduce alla Villa. Chissà perché, ma anche se abbiamo deciso di sposarci e quindi sappiamo che diventerà nostra, non riusciamo a sentire lo stesso trasporto che abbiamo verso la Casa di campagna.
“E’ una casa stupenda…non trovi Buzz?......Ma è così triste!” non posso fare a meno di dire
“Ha solo bisogno di un tocco di vita – risponde Buzz sorridendo – chiudi gli occhi e prova a immaginarla con tutte le finestre aperte e volti e sorrisi di tanti bambini. Prova a pensare che sotto queste piante ci siano dei giochi e delle panchine, e tante piante fiorite…Ci stai provando?”
“Sì” rispondo in un soffio, persa dietro la visione che mi sta suggerendo il mio ragazzo
“E come ti sembra ora?”
“Bellissima! – riapro gli occhi e guardo Buzz che mi sta sorridendo – hai ragione tu! Nel momento in cui ci saranno i bambini ad allietarla questa casa riprenderà vita….E poi c’è la presenza di Jo anche qui!” dico quasi a me stessa
“Ah! Vuoi dire nel quadro che è dentro la sala che abbiamo visto?”
“No Buzz, veramente no. Non ci pensavo a quel quadro in questo momento. Ora stavo pensando allo stemma che è sulla porta di ingresso!”
“Non ci ho fatto caso. Dai andiamo a vederlo” e prendendomi per mano mi trascina verso la scala d’ingresso. Sul portone il grande stemma fa bella mostra di sé proprio come la volta precedente, con una nota in più. Stasera ci batte un raggio di sole che lo illumina meglio e il cavallo rampante che vi è dipinto viene fuori con maggior spicco. Lo guardo affascinata e anche lui mi guarda e poi senza alcun ritegno mi strizza l’occhio.
“Ma Jo! – gli dico ridendo – possibile che tu non possa fare a meno di fare l’occhio di triglia alle ragazze? Io ora sono una persona felicemente fidanzata, per cui sarà meglio che le tue attenzioni vadano a qualche altra damigella”
Mi giro verso Leone per ridere con lui di quell’attimo che ho vissuto o ho creduto di vivere con il mio cavallo preferito, che quando vuole si trasforma in pianoforte, ma l’espressione di Leone mi fa ammutolire.
Sta guardando lo stemma, ma invece di guardare Jo, come ho fatto io la sua attenzione si è posata sulle parole che sono scritte sotto ‘Ad astra per aspera’.
“Ma sì! Sì! Sì!” grida eccitato
“Che hai Buzz? Che è successo? – gli chiedo impaurita non sapendomi spiegare la sua espressione
“Che hoo? Ho che abbiamo trovato la risposta al quesito di Galeazzo. ‘Ad Astra per aspera’ Questo è quello che gli rispondeva Marinella, un po’ scherzando e un po’ sul serio. E’ bellissimo. La risposta è in questa casa, la risposta è per noi. Noi potremo conquistare il mondo e arrivare alle stelle attraverso le vicissitudini della vita e le vicissitudini della nostra vita vogliono che questa casa ne faccia parte, per poter dare una mano a tanti bambini in difficoltà”.
Sarebbe bellissimo Buzz – gli dico entusiasta – ma sei sicuro che sia proprio la risposta giusta?”
“Sì, sono sicurissimo. Non so come ma sento che questo è quello che è scritto nell’ultima busta che ha in mano il dottor Frangione……Ma quello di cui sono più sicuro è che voglio cominciare questa avventura e la voglio cominciare insieme a te” e mi abbraccia sollevandomi da terra e facendomi girare a tutto tondo.
C’è qualcuno che dice che la felicità non esiste, ma io gli rispondo che la felicità esiste e io la sto provando in questo momento, tra le braccia dell’uomo che amo e col quale sono in procinto di cominciare un cammino, che non so dove ci condurrà. Ma so che questo momento sa di eternità e resterà per sempre impresso nella mia mente.





Circa un mese dopo alle ore dieci di mattina.

Il Notaio Norberto Frangione, seduto dietro la sua ampia scrivania, sta aprendo la posta come fa tutte le mattine.
Dopo tre o quattro fatture e altrettante lettere di pubblicità, una busta color avorio di formato elegante attira la sua attenzione.
Prende il tagliacarte e l’apre facendo attenzione a non sciuparla. Tira fuori un cartoncino e lo legge attentamente mentre mutevoli stati d’animo passano sul suo viso.

Per aspera ad astra

Lara Goldoni Leone Conforti


Annunciano il loro matrimonio
Che si celebrerà

A Villa Fiorita

La S.V è invitata alla Cerimonia e al Pranzo che seguirà



Più sotto, vergato a mano con una leggera calligrafia svolazzante c’è scritto:
Caro dott. Norberto, speriamo con tutto il cuore che lei possa intervenire al nostro matrimonio, perché dopo ci sarà tanto da lavorare e avremo bisogno dei suoi preziosi consigli per aprire una scuola per ospitare bambini che possono aver bisogno del nostro aiuto. A presto
Lara e Leone


Un sorriso sale lentamente alla bocca dell’omino che oltre a essere un Notaio è anche un sentimentale e anche qualcosa di più…. Anche gli occhi si illuminano di quel sorriso e mentre si stropiccia le mani per tenere a bada l’emozione gira l’anello d’oro e guarda il bellissimo muso di un cavallo nero che vi è incastonato. E’ un vecchio anello di famiglia, un vecchio amico di famiglia, col quale ama parlare di tanto in tanto
“Hai sentito mio caro? Ci sarà da lavorare e noi siamo qui per questo non è vero? Siamo sempre stati qui per questo. Come ti ha chiamato Lara? Jo? Bene ti chiamerò così anch’io. Avremo tanto di quel lavoro da fare Jo, che non riusciremo neanche più a riposarci un po’ mio caro…Ma ci pensi? I bambini! Tanti bambini. A te sono sempre piaciuti vero Jo? E io che dovrei dire? Se non ci fossero i bambini sarebbe inutile che ci fossi io…..come dici? Sei contento anche te? Si vede! si vede!
Sai che ti dico? Oggi è una giornata speciale ed è da tanto tempo che non ci pendiamo una vacanza. Chiudiamo i battenti e andiamo a fare un giro? Dove? E’ da tanto che non vediamo il Principale e credo che una nostra visita gli farà piacere. Il tempo è perfetto per andarlo a trovare. Il cielo è sereno e non c’è vento. Se ci affrettiamo per stasera siamo nuovamente a casa……..Come dici? Quando partiamo?.........Ma subito!”




Vi è mai capitato in una tranquilla serata senza vento di avvertire per un attimo un fremito, quasi come se un piccolo vortice si fosse improvvisamente animato? Non si vede niente, non si sente niente, ma rimane addosso la sensazione di qualcosa che ci ha sfiorato per alzarsi verso il cielo portando con sé i nostri desideri nascosti che non siamo riusciti a trattenere dentro di noi.







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